Serena La Torre Partner Tomasec Consulting al Think Tank Remind Futuro Italia del 5 Dicembre 2023

Serena La Torre Partner Tomasec Consulting al Think Tank Remind Futuro Italia del 5 Dicembre 2023 ha così dichiarato: “

Il 2023, come noto, si chiude in un periodo di inversione di tendenza dell’economia finanziaria impattata in maniera sostanziale dall’incremento dei tassi di interessi a livelli inediti negli ultimi decenni.

Il trend di crescita ha impattato inevitabilmente i comportamenti degli investitori e dei consumatori. In particolare il settore immobiliare a livello mondiale ha registrato una crescita molto bassa in termini di Nav (ca. il  2% rispetto al 20% del 2022 fonte: scenari immobiliari) ed una flessione in termini di investimenti di ca. il 4% nel 2023 e di oltre il 20% nel 2022 (fonte: scenari immobiliari) a causa dell’incertezza da parte dei gestori di fondi degli investitori Istituzionali sui profili di rendimento attesi. In sostanza l’effetto tassi di interessi ha creato da un lato un rialzo dei rendimenti pretesi e dall’altro una minore disponibilità di Equity per i fondi di investimento.

Per i consumatori parimenti l’effetto di incremento dei tassi ha ridotto l’accesso ai mutui determinando anche una flessione nelle transazioni immobiliari.

In questo ambito si sta diffondendo una corrente di finanza innovativa proveniente dal Nord Europa destinata a sollecitare la ripresa del mercato e degli Investimenti degli Istituzionali. Considerata la scarsità di disponibilità a dare Equity da parte degli Investitori il nuovo strumento per dare liquidità al mercato è stato quello di ipotizzare un incremento della leva finanziaria esistente destinata unicamente a nuovi investimenti per supportare la crescita dei fondi o la valorizzazione degli asset presenti nel portafoglio. L’assunto principale è che tale leva sia riservata a fondi con un valore di Equity al netto del debito positivo (Nav positivo), purchè adeguato a sostenere linee finanziarie aggiuntive a fronte di cash flow in crescita per effetti di nuovi investimenti.  Come sempre il dato positivo è che i mercati reagiscono con aggiustamenti utili per ritornare ad un trend positivo di crescita.

In questa fase delicata inoltre sempre di più le banche ricorrono alla riduzione dei propri impieghi cedendo portafogli di UTP ovvero crediti non classificati a sofferenza ma Unlikely to Pay. Il mercato di UTP ed NPL è molto vantaggioso per gli operatori di settore che li acquistano, con una generazione di valore importante a vantaggio di questi soggetti. Un tema di riflessione è comprendere se lo è altresì per le banche e soprattutto per i clienti che vengono ceduti. Può certamente considerarsi un mercato utile ed uno schema virtuoso per le banche cedere portafoglio di clienti classificati a sofferenza, ovvero che hanno avuto un lungo periodo per uscire dalla situazione di crisi. Non c’è invece una certezza (come espresso dal wording: unlikely to pay) in tal senso per portafogli di clienti segnalati come UTP ovvero clienti ancora in regola con i pagamenti. In questi casi il primo cessionario (o servicer che ha in gestione il credito) cede posizioni singole o portafogli a veicoli di cartolarizzazione che, per massimizzare i rendimenti richiesti dagli investitori, comprimono i tempi di rimborso ai debitori. In caso di inosservanza dei piani prospettati vengono accelerate le procedure di escussione delle garanzie. Esistono altresì sul mercato operatori virtuosi che riacquistano il credito e concedono piani di rientro su 24/36 mesi, consentendo alle aziende di uscire dall’esposizione in maniera coerente con la generazione dei flussi aziendali. Questi sono casi ovviamente sporadici ed accessibili da aziende con marginalità elevate tali da sostenere un rendimento “double digit” per il cessionario. E’ evidente che un eventuale riscadenzamento da parte delle banche originarie consentirebbe un soluzione più favorevole ed a più ampio spettro per le imprese. La domanda da porsi è perchè anzichè creare un ciclo destinato a risolversi in esecuzioni giudiziarie, con distruzione del tessuto imprenditoriale, non si valuta una revisione una normativa tale da non consentire le esecuzioni laddove c’è ancora un valore aziendale? Gli strumenti potrebbero essere molti e soprattutto si potrebbe immaginare un earn out (con limite massimo) per gli operatori che possono supportare le aziende in tale percorso. Si eviterebbe un collasso di aziende potenzialmente sane (ovvero segnalate come UTP) con benefici unicamente a vantaggio di pochi operatori.

Credo che sia condivisibile come prospettiva futura lavorare su schemi e misure di questo tipo che possono configurarsi come finanza sostenibile da implementare nel nostro paese”.

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