Carla Cappiello al Webinar Remind “Roma Capitale del Turismo, della Cultura, dell’Economia e dell’Immobiliare Sostenibili”

Al Webinar Remind “Roma Capitale del Turismo, della Cultura, dell’Economia e dell’Immobiliare Sostenibili” è intervenuta Carla Cappiello (Presidente Ordine degli Ingeneri di Roma) che ha così dichiarato:

“A gennaio scorso a due anni dall’inizio della pandemia, le città d’arte sono tornate a svuotarsi a causa del Covid. E i centri storici, complice l’assenza di turisti, soprattutto stranieri, ne portano i segni pesanti, tra serrande abbassate, locali che fanno orario ridotto e hotel occupati solo in minima parte. La nuova ondata di contagi, inoltre, ha determinato un’ulteriore diminuzione delle già scarse presenze nelle strutture ricettive, aggravandone la situazione economica e finanziaria. E la guerra in atto sta dando un’altro contraccolpo al turismo mondiale e anche romano. A Pasqua non ci saranno i turisti russi, da anni ormai rappresentativi di un turismo big spender.

Ma d’altro canto il Pnrr e il fondo nazionale complementare (legato al Pnrr) porteranno a Roma 8,2 miliardi di investimenti soltanto per la mobilità e il turismo. E’ presente un lungo elenco di interventi, per un valore di 7,6 miliardi, destinati a mobilità, risorse idriche, casa, rigenerazione urbana. Così come ci sono 500 milioni per il progetto Caput Mundi, cioè mezzo miliardo di euro di risorse per Roma tra centro e periferie con l’obiettivo di gestire meglio i flussi turistici nel tempo e nello spazio. Il progetto Roma Caput Mundi si declina in sei misure: Grandi opere sul patrimonio romano; Da Roma pagana a Roma cristiana nell’ottica del Giubileo 2025 con il recupero dei percorsi storici e dei grandi “cammini” come quelli di Santiago del Compostela; La città condivisa, con la riqualificazione delle periferie per avere più poli attrattori; Mi tingo di verde per valorizzare parchi e ville; Digitale per Roma 4.0; A mano tesa, per aumentare l’offerta culturale nelle periferie e l’integrazione sociale.

Quindi, Roma vive oggi, potenzialmente, la vigilia di un periodo che senza dubbio può presentare un momento estremamente positivo per lo sviluppo territoriale.Perché ciò accada, tuttavia, è necessario elaborare una visione di sviluppo condivisa da tutte le dimensioni della nostra società civile. Senza tale visione, senza tale strategia, rischiamo di agire in modo puntuale, agendo su specifici settori, su specifiche carenze che Roma presenta da tempo.

Attualmentebisogna far sì che il Settore Pubblico, ben rappresentato qui oggi dagli esponenti del Governo Capitolino, crei le condizioni affinché la città possa esprimersi nel migliore dei modi, cercando di lavorare sugli asset disponibili, e agendo, in modo tecnico e competente, per poter gestire le dimensioni di tipo economico e finanziario.

Questa condizione rappresenta forse il terreno ideale per fare emergere una nuova visione della nostra città, come espressione della società civile nel suo complesso. Imprenditoria, settore bancario, enti del terzo settore, accademie e cittadini hanno oggi l’opportunità di definire una traiettoria di sviluppo che nasca dalle esigenze dei territori e in risposta a tali esigenze.

La nostra cultura o, meglio detto, il nostro settore culturale e creativo, rappresentano, in questo scenario, un elemento strategico estremamente importante: non solo un segmento imprenditoriale attraverso il quale poter incrementare occupazione e reddito, ma anche uno strumento di narrazione di ciò che Roma vuole essere e raccontare di sé.

Non si tratta di una visione ideologica ma di una semplice constatazione dei fatti: proveniamo da decenni di incrementi della spesa pubblica non supportati da una crescita della produzione di ricchezza e, nonostante ciò, basta guardarsi intorno per comprendere che tale spesa pubblica non si è rilevata all’altezza delle necessità.

I segni o, se vogliamo, le macerie, del modello sinora adottato sono evidenti: tutte le dimensioni della nostra città presentano fragilità strutturali, dal sistema sociale a quello culturale e produttivo.

Per quanto tali evidenze siano note alla grande maggioranza dei romani spesso le conclusioni cui si giunge mirano a individuare un colpevole di questa condizione, una specifica categoria cui addossare la totalità delle responsabilità.  Una riflessione realistica, dovrebbe iniziare semplicemente a considerare che il modello sinora seguito è sbagliato e che è necessario sperimentare nuove forme di sviluppo del territorio.

Si tratta di valutare quanto è stato sinora completamente delegato al settore pubblico, e iniziare a considerare ciò che realmente tale settore è in grado di gestire. In questo momento storico così particolare, diviene quindi essenziali formulare delle ipotesi che vadano oltre il mero mantenimento delle condizioni in essere, perché tali condizioni si sono rivelate fallimentari ben prima della pandemia.

Dati gli asset e le risorse disponibili e tenendo conto delle principali tendenze internazionali sotto il profilo economico e finanziario, la scelta del segmento culturale pare essere quasi obbligata. Da un lato, infatti, se analizziamo lo scenario internazionale, sono pochi i settori su cui possiamo dimostrare vantaggi competitivi come quelli presenti nel settore culturale. Sul versante territoriale, invece, sono poche le industrie che presentano livelli di investimento iniziale così contenuti e con così diversificate ricadute potenziali sull’economia e sul benessere sociale della popolazione.

Il settore culturale romano, inoltre, si caratterizza per la grande eterogeneità delle sue manifestazioni e ciò lo rende indipendente dalla conformazione geologica e geografica. Se le attività estrattive si basano sulla presenza di minerali e materiali nel sottosuolo, la cultura non presenta tale vincolo. In altri termini, se sono presenti musei, o collezioni private, o resti archeologici, è probabile che la spinta imprenditoriale legata al settore sia volta alla creazione di prodotti e servizi che valorizzino tali asset. Ma in assenza di tali asset la spinta imprenditoriale può essere volta ad altri segmenti produttivi: spettacolo, digitalizzazione, produzione e scambio di arte, di oggetti di design, produzione e distribuzione di libri, riviste, comunicazione, industrie digitali, ecc. Inoltre, la cultura può rappresentare un modo per coinvolgere direttamente i cittadini, magari nella realizzazione di interventi che altrimenti sarebbe troppo costoso realizzare, sia per il settore pubblico che per il settore privato.

È, dunque, intorno all’asset culturale che oggi la nostra società civile ha la possibilità di definire un nuovo modello di sviluppo del territorio. Bisogna riscoprire la necessaria condivisione di obiettivi e strategie tra imprenditoria e settore pubblico, con la partecipazione da un lato del mondo accademico e dei centri di ricerca e dall’altro con la partecipazione degli istituti di credito (per il settore imprenditoriale) e degli enti del terzo settore per investimenti coerenti con le visioni di sviluppo territoriale identificate e condivise. Soprattutto, intorno all’asset culturale può essere costruita una narrazione in grado di dare un senso concreto a quel concetto di partecipazione diretta della cittadinanza difficilmente applicabile in altri contesti, sviluppando modelli di crowdsourcing e crowdfunding territoriali, con i quali potenziare il livello di partecipazione attiva da parte della cittadinanza.

Realizzare questo tipo di iniziativa non richiede grandi trasformazioni. Si basa su strumenti già oggi in nostro possesso, e su risorse già oggi disponibili. Richiede esclusivamente un atto di coraggio da parte di Roma, dei nostri cittadini e delle nostre imprese.

Contrariamente a quanto si è soliti pensare turismo e cultura sono la rappresentazione di sistema economico complesso, che se sfruttato in maniera adeguata può portare a incrementi del prodotto interno lordo, ritorni economici al sistema paese e anche importanti risvolti in campo occupazionale.

Per godere però di tutti i benefici che l’industria turismo e quella della cultura possono portare, scendono in campo le nuove tecnologie, che regalano, qualora si sappia sfruttarle nella maniera adeguata, competitività alla macchina turistica.

Al primo posto si piazza la necessità di proporre un nuovo approccio all’informazione e all’accoglienza che si esplica in un’accoglienza smaterializzata che si serve di wi-fi e applicazioni per sostituire mezzi tradizionali come le brochures e i depliants formativi: il viaggiatore moderno raccoglie infatti le informazioni in rete, ovunque si trova e nel momento che più gli è congeniale.

In secondo luogo occorre sfruttare la potenza dei Big Data per raccogliere dalla rete informazioni sulle tendenze in atto, la reputazione della destinazione e delle sue strutture e anche le tendenze per innovare il prodotto turistico. Quindi utilizzare le predizioni per capire come si è percepiti, cosa sta cambiando e come adeguarsi migliorando il prodotto turistico.

E infine innovare l’attività di comunicazione e promozione abbandonando le tecniche tradizionali in favore della web social marketing strategy, utilizzando sempre di più i canali social: oggigiorno vince chi sa far parlare di sé in maniera virale.

Poichè è un ingegnere che vi sta parlando di tutto questo, la domanda logica è che ruolo ha l’ingegneria in questo processo. Se fare turismo e cultura non significa più solo fare marketing, ma organizzare e strutturare le materie prime turistiche in prodotti che siano distribuibili, vendibili e commercializzabili sul mercato di riferimento , servono nuovi ruoli che mescolino queste competenze. In quest’ottica la collaborazione con Remind costituisce elemento fondante per fornire le migliori competenze per lo sviluppo di Roma Capitale”.

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