“Volevo ringraziare il presidente di Re Mind Paolo Crisafi e il direttore dell’Ufficio Italia del Parlamento Europeo Carlo Corazza per avermi insignito di questo riconoscimento. Ho letto le motivazioni del premio e mi ha colpito soprattutto una delle parole usate per descriverlo: umanità. Servono in questo momento dei riconoscimenti per il tipo di lavoro che cerchiamo di fare, che cerchiamo di svolgere quotidianamente, ognuno nelle proprie funzioni e nel proprio ruolo.
Io quel giorno, il 21 febbraio dello scorso anno, quando è cominciata diciamo ‘ufficialmente’ da noi l’emergenza sanitaria con il paziente 0 di Codogno e quello stesso giorno il primo morto, ero in onda e mi sono trovata quindi ad affrontare il racconto di una cosa senza precedenti, di una cosa completamente diversa dalle precedenti emergenze che pure avevo vissuto in diretta, terremoti, attentati, crisi di governo, ma questa era davvero una cosa senza precedenti.
Le buone pratiche servono ad orientarci, devono essere una bussola nei momenti di difficoltà inaspettate e impreviste. Devo dire che sono davvero orgogliosa del fatto che l’Europa e le istituzioni europee in questa fase abbiano dimostrato di esserci, di essere presenti, di essere attive e sono state in grado di dare una risposta con quella misura che conosciamo tutti, il recovery, che unisce alla risposta per l’emergenza sanitaria la risposta per la crisi economica che è quella che dobbiamo affrontare insieme, purtroppo sono due facce della stessa medaglia.
Ricordiamoci che prima di questo, lo sappiano tutti molto bene, l’Europa scricchiolava. Ricordo benissimo il giorno del referendum in Gran Bretagna, e ho vissuto questa incredibile sorpresa. Adesso invece sono stati in grado di dare questa risposta importante, adesso bisogna fare presto, ce l’ha ricordato proprio ieri la presidente della banca centrale europea, che ci ha detto che la rapidità è sicuramente uno degli elementi essenziali perché questo piano possa consentire la ripresa. Poco prima stavo giusto vedendo i dati di Banca Italia sulla perdita di reddito, sul debito che purtroppo aumenta e che è anche una conseguenza, diciamo, ovviamente, del piano messo in atto. Certo ci sono molti elementi anche di criticità, però io penso che le istituzioni abbiano saputo richiamarsi ai valori fondanti della comunità, dello stare insieme, quindi il modo in cui cerco di svolgere il mio ruolo e di raccontare avendo sempre ben davanti a chi mi sto rivolgendo, immedesimarmi in chi ci ascolta da casa, è mettendo al primo posto l’umanità. Cercare di orientarsi in questo mare magnum non è facile, e mi fa piacere che il mio sforzo quotidiano di veicolare l’informazione corretta sia stato riconosciuto e premiato.
In questo momento il presidente del Consiglio è arrivato al Quirinale, quindi chiaramente in questa fase cosa possiamo fare? Sicuramente affidarci al senso di equilibrio, di stabilità e di rispetto delle istituzioni che è incarnato nella figura del presidente Mattarella, per cercare di venire fuori da questa situazione obiettivamente complicata. Certo nessuno può negare che una crisi in questo momento è davvero una cosa difficile da gestire, e io sono certa che la saggezza di Mattarella ci porterà fuori da questa impasse e ci porterà a trovare una soluzione che sia sicuramente in grado di farci affrontare la crisi difficilissima che stiamo vivendo. Io spero e sono certa che questo avverrà. I tempi di questa crisi non saranno brevissimi, quindi noi dovremo comunque continuare nell’immediato a fronteggiare la situazione, nel frattempo il governo potrà continuare a mettere in campo dei provvedimenti che servano per affrontare l’emergenza.
Dobbiamo fare appello al rispetto delle istituzioni perché le istituzioni siamo noi. L’Europa è nostra, l’abbiamo creata noi e cambia rispetto ai diversi equilibri politici e ai diversi valori che vogliamo mettere in campo. Le regole ci sono, ce le siamo date noi, tutti i Paesi membri, tutti i Paesi partner, e le dobbiamo rispettare, anche perché sennò poi abbiamo la spada di Damocle del debito che incombe, comunque per dire che le istituzioni siamo noi possiamo essere partecipi di questo diverso processo che ci porta a prendere delle decisioni, e quindi dobbiamo essere protagonistici. Dobbiamo metterci la faccia, dobbiamo essere in campo per farlo, e quindi qui entra in gioco il ruolo dell’informazione.
Noi abbiamo pensato che il giornalismo fosse morto con l’avvento dei social, perché chiunque può raccontare un fatto, vivendolo da testimone, meglio di chi magari a distanza deve affidarsi alle agenzie. Però proprio questo e l’esperienza della diffusione delle notizie attraverso i social e in genere attraverso la rete, ci ha fatto capire come invece il nostro ruolo di professionisti sia fondamentale, perché c’è una cosa che ancora oggi noi possiamo avere che differenzia: l’autorevolezza. L’autorevolezza deriva dal fatto che noi seguiamo una procedura nel racconto che è importante, una verifica delle fonti, rispetto dei valori deontologici che noi ci siamo dati come categoria, che è molto difficile chiaramente, ognuno di noi cerca di aggrapparsi ai valori della trasparenza, della correttezza e del rispetto di chi ci ascolta.
Quindi il discrimine tra quello che diciamo noi e quello che dicono i social, è che noi ancora manteniamo un’autorevolezza e ancora il dovere di portarla avanti tanto più in una fase così complessa in cui chi guarda la televisione, chi legge un giornale, chi apre un sito, vuole trovare il bandolo della matassa, vuole trovare un filo rosso che possa guidarlo attraverso questo mare magnum di notizie vere o false che circolano. Quindi io penso che noi serviamo ancora, e dobbiamo con forza continuare a svolgere il nostro ruolo”.