“Mi ritrovo Presidente di una struttura che rappresenta circa 122 miliardi di fatturato, ma a prescindere dall’Export, la mia, è una famiglia che da 105 anni si occupa di commercio con l’Estero. Io sono tra quelli che crede poco alla parola “Internazionalizzazione”, non solo perché lunga, ma perché ormai talmente satura che ha assunto quasi una valenza metafisica. Mi piacerebbe parlare quindi di “Commercio con l’Estero”, settore che trattiamo appunto da più di un secolo, con dignità e rispetto verso i nostri customers e suppliers nel mondo. Chiaro ed evidente, che tutta la materia Export legata ai portatori d’interesse, ai produttori, ha avuto un contraccolpo forte durante questa emergenza. Tuttavia, credo fermamente che ci sarà un completo rimescolamento nelle geografie commerciali, e delle stesse priorità commerciali. Non penso che esisteranno mercati saturi, ma mercati maturi. Tutto darà da ricostruire, da riprendere, da riconquistare. In questa cornice, ritengo infine che di “praterie di Made in Italy” ce n’è e ce ne sarà grande bisogno. C’è quindi da lavorare con competenza, serietà e dignità politica.”
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