Francesco Burrelli:“Per una Gestione più ad personam e non solo a colpi di Dpcm”

“Il problema che noi abbiamo per quanto riguarda i condomini è immenso. Noi, ad oggi, siamo forse le persone più interessate dal lock down, perché in effetti le persone, quando sono in lock down, stanno a casa. Lo ‘stare a casa’ implica maggiori servizi, maggiori rifiuti, maggiore linea che si utilizza, maggiore energia elettrica. I condomini rappresentano il 70% degli italiani e questo vuol dire che tutti questi cittadini con i loro conseguenti problemi, diventeranno un problema enorme a loro volta degli amministratori. La situazione poi si è ancora più aggravata nel momento in cui è stato deciso che i tamponi venissero effettuati anche all’interno degli studi medici che hanno mediamente 1200/1300 ‘clienti’ e che hanno i propri studi nei condomini. Si è parlato quindi di intensificare la sanificazione, ma prendiamo ad esempio un medico normale dove va un persona a farsi visitare. Intanto se il paziente non suona il citofono con i guanti bisognerebbe già disinfettare, sanificare il citofono, poi passa per lascala, tocca la scala, entra nell’ascensore, e allora sarebbe una sanificazione sulla sanificazione. Pensate che sia una cosa possibile questa?

Sarebbe auspicabile vedere quali e quanti condomini sarebbe possibile gestire in un certo modo concordando poi il tutto sinergicamente con l’amministratore e quindi non mettere gli effettivi condomini insieme a tutti i pazienti degli studi medici potenziali positivi. Attraverso una gestione più ad personam regolata dalla figura dell’amministratore, che conosce bene il campo d’azione perché è il suo il condominio, avremo sicuramente meno allarmismo, meno cause legali, meno tensioni. Quindi le buone pratiche, il buon lavoro che tutti noi dobbiamo fare, bisognerebbe che venisse portato avanti non solo in una direzione, non a colpi di Dpcm , ma bisognerebbe farlo consultandosi con quelle persone che sul territorio stanno lavorando e vogliono fare il bene di quello che ha meno voce, l’anziano, o di quello che non si può muovere, o ancora di quello che non riesce a farsi rispondere dalle autorità per farsi un tampone. Di cose ne possiamo fare tante se davvero c’è collaborazione, non ci sono solo provvedimenti dall’alto, se tutti insieme andiamo a vedere sul territorio quali sono e quanti sono le diversità che ci possono essere, forse, molto probabilmente, ci renderemmo pienamente conto di quanto sia diversificata la situazione dei cittadini/condomini. Un amministratore se la deve vedere con moltissime persone, con tutta una serie di problemi di varia natura, soprattutto economica: le bollette, l’acqua, la luce, il gas, la pulizia continuano ad arrivare e a dover essere pagate. Il lavoro da fare è immane, ma lo possiamo continuare a fare solo se tutti insieme in rete, ognuno per quello che può fare per la sua competenza, ci mettiamo a disposizione non del computer, non dello smart working, ma delle persone. La gente ha bisogno di persone e non di computer. I computer servono ma sono un supporto, quello che serve è il sentirsi, è l’ascoltarsi, ascoltare le persone perché c’è davvero tanta gente che ha tanto bisogno di essere ascoltata”.

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