“La Cultura non si ferma: Stefano Abitante e la Scoop Jazz Band ne sono la prova”

In attesa della ripresa delle attività in presenza, abbiamo avuto l’occasione e il piacere di parlare con l’attore, trombettista e cantate romano Stefano Abitante, e di come ha passato e sta continuando a condurre la propria attività in mancanza di un palco su cui esibirsi e di una platea al momento assente.

Uno strumentista a fiato adesso deve vivere con la mascherina, come ci si sente?

“Potrebbe sembrare un ossimoro, per quanto mi riguarda nello specifico io non sono solo un musicista ma nasco come attore e ci tengo a dirti che abbiamo cominciato prima noi sui set cinematografici a fare tamponi e controlli serratissimi, che poi adesso in qualsiasi ambito lavorativo devono farsi regolarmente”.

Quindi ti sei già un po’ abituato a tutto questo perché sei, come leggevo in qualche tua descrizione, poliedrico. Ci puoi raccontare qualcosa di te?

“Ho cominciato come attore e agli inizi come strumentista suonavo in banda oltre che in diversi gruppi musicali. Adesso oltre ad insegnare lo strumento ai più giovani in una scuola, faccio parte di un complesso davvero straordinario, la Scoop Jazz Band”.

Ecco parliamo un po’ della Scoop, ti confesso che l’idea di mixare insieme musicisti professionisti e non, e riuscire ad avere un gruppo così forte, è davvero un traguardo. Com’è nata questa band?

“Come poi un po’ tutte le cose della vita: per caso. La Scoop è nata nel 2010, la data ufficiale non la si sa, non è nota, però un po’ come le feste comandate, si è scelta come data di fondazione la prima uscita che fece, che era il primo maggio. Ogni anno quindi in questa data abbiamo festeggiato l’anniversario, solo nel 2020 non abbiamo potuto farlo che era il decennale, per ovvie motivazioni”.

Tanti auguri allora, anche se un po’ in ritardo. Tu quando sei entrato a far parte del gruppo?

“Io sono entrato nel 2013, e anche il mio ingresso è stato un po’ casuale. Dino Pesole, che è fondatore della Scoop, si trovava a fare delle prove in una sala dietro casa mia. Sopra c’è un bar tavola calda e lì c’era anche Romano Petruzzi. Andai lì a prendere un caffè con lo strumento prima di andare a suonare la sera, e casualmente incontrai Romano con la custodia del suo strumento, perché veniva dalle prove. E abbiamo subito preso confidenza. Mi disse ‘Ah ma quella è una tromba, ottimo ci serve una tromba, vuoi venire a fare una prova con noi?’ e adesso sono quasi 8 anni che sto con loro”.

Parliamo un po’ della formazione, chi sono questi “loro”?

“Il nostro capitano è Dino Pesole, editorialista de’ Il Sole 24 Ore, poi ci sono Antonio Troise, Stefano Sofi del Messaggero, Massimo (Max) Leoni di Skytg24, Antonello Mango, Guido Cascone, poi negli anni la formazione non è stata sempre definita come è adesso. Più o meno da quando sono entrato io è stabile. Stefano Greco di tanto in tanto sostituisce Antonio Troise al pianoforte. Chi scrive per noi gli arrangiamenti della sezione fiati è invece un professionista, Sebastiano Forti, al sax tenore, e c’è lo zio Romano Petruzzi al sax contralto. Poi c’è Donatella Cambuli, la cantante nonché unica presenza femminile nella band, che come ripeto spesso sul palcoscenico, è una delle poche cantanti che non rompe le scatole”.

Come ti senti all’interno del gruppo, con tutti questi giornalisti che la fanno da padroni?

“Posso garantire che al di là dello spessore musicale e del lavoro che sicuramente Dino con la sua caparbietà non ci fa mai mancare, ormai è diventata una seconda famiglia, perché anche a livello umano non c’è che dire, persone splendide. E poi sono cresciuto insieme ai giornalisti, mia madre lavorava al Manifesto, quindi è stato un ritorno alle origini potremmo dire, non mi fa effetto collaborare con tanti giornalisti. Loro oltre ad essere grandi professionisti hanno un’etica umana spiccatissima, sono correttissimi, si è sviluppata un’amicizia profonda che altro non ci fa che desiderare di suonare insieme”.

Cosa ha fatto la Scoop in questo periodo?

“Noi durante la quarantena abbiamo fatto un piccolo video per far vedere che stavamo tutti bene, e poi per Natale abbiamo montato e inciso Jingle Bell Rock per fare degli auguri a tutti i nostri fans e ci siamo poi rivisti, ovviamente a numero consentito, e abbiamo inciso in sala questa canzone”.

Quali sono i progetti della band nel prossimo futuro?

“Con la Scoop ci sono diversi progetti e diverse cose per il futuro: il progetto a breve termine è di incidere delle tracce fino ad arrivare a un minimo di cinque o sei per fare un nuovo cd. Ma anche in questo periodo, nonostante le restrizioni e le difficoltà, non ci siamo mai fermati perché l’arte, la cultura, sono troppo importanti per la vita di ciascuno di noi”.

Quanto è importante la cultura per te?

“Io credo fermamente che il benessere psicofisico dell’essere umano passa indubbiamente dalla cultura. Sicuramente dare maggiore sostegno e qualche incentivo in più aiuterebbe gli operatori del settore. Tra l’altro come insegnante vedo che molti ragazzi che si sono avvicinati alla musica, in questo momento sono demotivati e pensano di aver fallito. Vorrei dirgli che non hanno fatto una scelta sbagliata, che i tempi sono difficili ma avremo sempre bisogno dell’arte per colorare la nostra vita e quella degli altri: la televisione in sé ce la dà la scienza, il colore ce lo dà l’arte: certo però quanto è brutto vivere in bianco e nero”.

Cosa si può fare secondo te per far capire che l’artista, il musicista, l’attore, sono mestieri alla stregua di altri?

“Innanzitutto cominciando a togliere la compravendita degli strumenti musicali su porta portese sotto la voce “hobby”. Perché è uno strumento di lavoro e non uno strumento per hobby. È come vendere dei bisturi, dei coltelli professionali, perché invece quello lo trovo sotto attrezzature? Bisognerebbe riuscire a svecchiare la mentalità e far capire che non siamo ‘i Rigoletti’ della situazione, ma siamo professionisti come tutti gli altri. I ragazzi della Scoop questo non solo lo sanno, ma lo propugnano e combattono per questo. Infatti con loro c’è sempre lavoro, c’è sempre modo di uscire e di fare delle cose anche impensabili. Ad esempio non mi sarei mai aspettato di arrivare ad Istanbul dove il giorno prima c’era stato Bollani, non me lo sarei mai immaginato. Solo Dino Pesole riesce a fare queste cose”.

Quale potrebbe essere un partner affidabile per organizzare un evento in questo momento di pandemia?

“Pensare adesso di organizzare una serata dal vivo è ancora un sogno lontano, impensabile davvero. Si dovrebbe trovare un posto adatto, avere un numero chiuso, distanziamento, posti limitati, insomma adesso sarebbe davvero complicatissimo. Sono certo però che come è stato fatto in precedenza, sarà bello e interessante continuare a collaborare e a partecipare agli incontri organizzati da Re Mind, dal suo presidente Paolo Crisafi, e promossi da NewsReminder, in quanto incentrati sulla Cultura e l’Economia”.

Ma quando si potrà di nuovo?

“Si tornerà carichissimi e questa carica arriverà anche da parte del pubblico che ha un desiderio di bello, una grandissima voglia di lasciarsi alle spalle e dimenticare: lo spettacolo da questi punti di vista può fare tanto e io sono molto ottimista. Risorgerà senza dubbio come l’araba fenice. Come ogni brutto periodo storico passerà anche questo. Quando succedono cose così catastrofiche, e la storia ce lo insegna, e si superano, generalmente dopo la rinascita è sempre molto più grande, più bella.

Aspetteremo un po’, ma sono sicuro che avremo la nostra rivincita”.

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