Ugo Salerno al Webinar Remind “Transizione Ecologica & Trasformazione Digitale”

Al Webinar Remind “Transizione Ecologica & Trasformazione Digitale” è intervenuta Ugo Salerno (Chairman & CEO Rina) che ha così dichiarato:

Ringrazio Remind per questa possibilità di confronto su temi di principale interesse quali la transizione ecologica e la trasformazione digitale.

La digitalizzazione sarà fondamentale per dare alle aziende e alle persone la possibilità di lavorare in maniera più efficiente, ma non dovremo farci trovare impreparati su quelli che saranno gli impatti sociali.

I posti di lavoro generati dalle nuove professioni non compenseranno quelli che si perderanno, che sono quelli che richiedono un livello di competenza minore.

Bisognerà quindi pensare a un nuovo modello di lavoro che permetta di distribuire i vantaggi del miglioramento tecnologico e di efficienza in tutta la comunità e non solo verso le aziende.

D’altra parte è quello che è avvenuto anche nelle precedenti rivoluzioni industriali, solo che questa volta tutto deve avvenire molto più rapidamente, perché la rivoluzione di cui siamo testimoni oggi è molto più veloce.

Nel frattempo lo smart working si sta estendendo in maniera costante e credo continuerà a farlo anche in futuro, e questo avrà impatti anche sul modo di progettare e costruire le città, e sul modo che avremo di fruirne: le città non saranno più attraversate per necessità come andare al lavoro o fare acquisti, ma diventeranno dei luoghi di incontro, dei centri che si frequentano per il piacere di farlo.

Per quanto riguarda invece la transizione energetica, dobbiamo innanzi tutto ricordare che abbiamo degli obiettivi estremamente sfidanti, difficilissimi da raggiungere, a meno di sfruttare tutte le tecnologie, mature o in corso di sviluppo, che abbiamo a disposizione.

Le energie da fonti rinnovabili saranno il cardine della transizione, ma probabilmente vedremo il loro effetto preponderante verso la fine del periodo, ovvero verso il 2050.

E’ infatti estremamente complesso sostituire la generazione elettrica con le energie rinnovabili, soprattutto in un paese come l’Italia dove l’efficienza di queste tecnologie non è paragonabile a quella di altre aree, come ad esempio il Mare del Nord per l’eolico o la Penisola Araba per il solare.

Uno degli ostacoli ad una rapida sostituzione di tutte le fonti energetiche con le rinnovabili, è che la loro intensità energetica è molto bassa: per ottenere un MW di energia solare c’è bisogno di una superficie di terreno di 8.000 mq. Questo vuol dire che se dovessimo sostituire tutta la nostra energia elettrica con rinnovabili avremmo bisogno più o meno di 800.000 ettari. Per dare un’idea, in Italia oggi la superficie consumata (ovvero occupata da tutto quello che attiene alle attività umane) è di 2.100.000 ettari. Sarà quindi molto difficile fare una operazione di questo genere, a meno che non si pensi ad impianti galleggianti che però al loro volta comportano ulteriori complessità.

Prendere in considerazione tutte le tecnologie a disposizione vuole dire ad esempio, per la generazione elettrica, l’utilizzo del gas. In questo caso la tassonomia europea pone dei limiti alle emissioni piuttosto severi, che con le tecnologie attuali non è facile rispettare. Per riuscirci si può però ricorrere alla cattura della CO2, una tecnologia oggi non molto diffusa in Italia, ma che ha un potenziale enorme e che vediamo essere sempre più utilizzata in altri paesi. Penso in particolare al  Nord Europa dove gli impianti per la cattura e lo stoccaggio della CO2 stanno proliferando notevolmente.

Un’altra tecnologia che non possiamo permetterci di ignorare è il nucleare, ed in particolare il nucleare di quarta generazione. La quarta generazione sarà utilizzabile probabilmente dalla fine di questo decennio. Dobbiamo però impegnarci ora se vogliamo prendere parte allo sviluppo di questa tecnologia, che con certezza giocherà un ruolo importantissimo e che ha delle misure di sicurezza addirittura superiori a quelle della generazione attuale (che comunque è una generazione di energia nucleare estremamente sicura).

Naturalmente stiamo parlando di fissione nucleare, non di fusione. La fusione è una tecnologia estremamente promettente ma il primo impianto, che probabilmente sarà ITER, incomincerà a dare i primi risultati a metà degli anni 30, se i tempi saranno rispettati. Non possiamo permetterci quindi di aspettare che la fusione sia una tecnologia matura.

Se non ci muoveremo in questo senso,  ci sarà solo un modo di effettuare la transizione energetica: importare energia. Questo vorrà dire continuare ad essere dipendenti da altri paesi, che producono energia magari con centrali nucleari ben sicure e non impattanti con l’ambiente, col doppio effetto di aumentare i loro guadagni e rendere noi meno competitivi.

Insisto quindi sul fatto che anche per utilizzare i fondi del PNRR, le decisioni vanno prese velocemente, perché i tempi poi per partecipare allo sviluppo tecnologico sono lunghi. Se si vuole creare una filiera di competenze, ad esempio nelle società di ingegneria, è fondamentale che esse partecipino, da subito, a questi sviluppi tecnologici.

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