Luca Barbareschi al Webinar Remind “La Bellezza Salverà il Mondo – Natale di Roma 2022”

Al Webinar Remind “La Bellezza Salverà il Mondo – Natale di Roma 2022” è intervenuto Luca Barbareschi (Direttore Artistico Teatro Eliseo) che ha così dichiarato:

“Buongiorno a tutti e grazie a Remind per l’opportunità di fare questo piccolo intervento sul Natale di Roma.

Natale di Roma é una festa molto importante, antica, simbolica e mi piacerebbe ripensare al Natale di Roma come un momento di rinascita e di riflessione su quello che  é un vero problema della Roma Capitale.

La capitale é stata abbandonata nei ultimi venti anni, anche da i molti primi cittadini i quali si sono vantati di aver fatto molto per la città ma che in verità il resultato é quello che abbiamo: una città devastata dal punto di vista architettonico, dal punto di vista dell’organizzazione, del sistema dei trasporti, indietro rispetto alle altre capitali Europee.

Io penso che sia molto importante pensare a Roma con una visione diversa. Visione che deve essere legata a quelli chi sono i modelli di business attuali, che sono legati anche ad un turismo colto, che in questi ultimi trent’anni ha imparato a comparare una città con l’altra, non sono per le bellezze artistiche, ma anche per la qualità dei servizi perché altrimenti il rischio – che sta avvenendo in questi anni – è che le persone preferiscono a fare shopping dei grandi brand italiani nell’aeroporto di  Skipol o di Amsterdam o di Francoforte perché la logistica per raggiungere Milano da Genova o da altri porti da quali i turisti arrivano con le navi da crociera é praticamente impossibile o comunque molto triste.

Io mi occupo del spettacolo, dei contenuti. Parto da notizia di Netflix che le borse sono crollate del 35%. Io sono anni che urlo inutilmente che questa bolla dei contenuti è una bolla voluta dagli Americani per conquistare la nostra fantasia, in maniera legittima, per arrivare da noi ad imporre la loro narrazione.

Noi abbiamo una tradizione, abbiamo un bacino di creatività infinito, non solo per i famosi pozzi culturali dei quali parlava De Michelis, ma per quelli che sono la qualità, la spiritualità del nostro Paese. Grazie alla differenza fra una regione e l’altra, in Italia  abbiamo delle cose straordinarie.

Nei contenuti, nel teatro, nella fiction, ma anche nei documentari, nei docu-fiction che si possono fare, noi possiamo dare all’Italia un valore aggiunto economico straordinario. Io l’ho tentato di spiegarlo tante volte. Faccio l’esempio con Israele. Israele é un piccolo paese di 8-9 milioni di abitanti, forse di meno, in cui la popolazione pro-attiva (che tolti i religiosi sono circa 5 milioni) oggi sono numeri uno nella nanotecnologia, sono i numeri uno in tutto quello che sono i contenuti televisivi , sia in intrattenimento leggero, sia che fiction. Le più belle cose che avete visto in televisione provengono tutte da una scrittura Israeliana. È un piccolo paese che parla una lingua, lo dico perché sono un ebreo e mi prendo in giro, scritta da destra verso sinistra che non capisce nessuno, ma allo stesso tempo è riuscito a imporre un modello culturale e una narrazione nel mondo! Perché non dobbiamo riuscirci noi, italiani?

Per fare questo ci vogliono gli investimenti. Ci vogliono coerenze di scelte nella capacità delle persone nei posti giusti. Il teatro può rinascere solo se si fa un anno zero su i investimenti, se si comparano i nostri investimenti con quelli Europei, su quello che prende Schauspielhaus, la Schaubühe, La Comedie Francais, National Theater, tutti grandi gruppi internazionali; e allora ci dobbiamo allenare scegliendo venti polli di eccellenza in Italia, ma assolutamente a Roma una serie di polli di eccellenza, perché é nella Capitale che si concentrano le maggiori qualità artistiche: si trovano i migliori attori, i migliori registi, quindi anche dal punto di vista logistico c’é la possibilità di accedere ai maggiori talenti e impostarli in maniera industriale. Non politica. La politica serve ad attuare quello che associazione, in maniera intelligente, propongono alla politica dimostrando nei fatti che financials, come dicono quelli colti come Draghi, funzionano perché, non solo portano più soldi, ma portano anche un turismo che é disposto oggi andare al teatro, a patto che il prodotto sia alla pari di quello che vedono a Londra,  a Berlino, a Parigi o in Spagna.

Per cui il problema – e lo dico ai cittadini – é alzare la testa e obbligare la politica ad ascoltare. Il sindaco Gualtieri non sa nulla di spettacolo, ma non perché é una persona cattiva, ma perché non se n’è mai occupato. Per questo siamo noi del nostro settore che dobbiamo alfabetizzarlo e spiegare lui, spiegare al  Ministro Franceschini – che non é un uomo che va a teatro – che senza gli opportuni investimenti il teatro morirà.

Ci sono 437 teatri chiusi in questo momento in Italia e questo un delitto, perché i teatri chiusi sono un delitto. Questo vuol dire che la comunità non avrà più luogo per ritrovarsi e i luoghi che non hanno condiviso i propri valori, nella dignità delle differenze, perché ognuno é diverso, sono destinate a morire”.

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