Stefano Vittori al Simposio Remind “Scenari Economici e Politici per l’Italia – Oltre la crisi: cultura, economia e Istituzioni a confronto”

Nell’ambito del percorso Remind “OLTRE LE CRISI: SCENARI IMPRENDITORIALI, ECONOMICI, IMMOBILIARI, INFRASTRUTTURALI, TURISTICI E CULTURALI” è intervenuto Stefano Vittori (Global Real Estate Senior Vice President di EssilorLuxottica) che ha così dichiarato:

“E` con grande piacere che partecipo a questo think tank di Remind Filiera Immobiliare per offrire il punto di osservazione di un manager italiano di un gruppo multinazionale che gestisce immobili di varia tipologia e con differenti destinazioni d’uso in molti paesi del mondo.
Vivendo negli Stati Uniti d’America, ritengo opportuno iniziare condividendo con voi la mia impressione di quello che sono e soprattutto rappresentano, sotto diversi profili e punti di vista, gli Stati Uniti d’America oggi.

Posso dirvi innanzitutto che l’Italia è un paese che gli americani apprezzano e stimano molto, la loro considerazione del nostro paese e` senz’altro molto piu` alta rispetto a quello che noi crediamo o possiamo immaginare; in questo senso si può affermare in estrema sintesi che noi abbiamo tutto quello che loro non hanno e che al contempo loro hanno tutto quello che noi non abbiamo.

E anche per noi, ovviamente, gli Stati Uniti rappresentano uno stato ed un’area geografica e di mercato di grande importanza, basti pensare, per esempio rifacendomi ad alcuni dati della nostra società, che il numero dei nostri employees negli Stati Uniti ammonta circa a 35.000 unita`, meno del 20% delle risorse globali, mentre nel medesimo paese riusciamo a raggiungere quasi il 50% del risultato complessivo globale.

Ritornando invece alle principali differenze riscontrabili tra i due paesi, possiamo dire come negli Stati Uniti, in linea generale, le regole vengano sempre rispettate e come le persone abbiano una visione ed un approccio alla vita quasi sempre positivo e ottimistico, un qualcosa che a noi, come italiani, servirebbe tanto.

D’altro canto, noi magari siamo più flessibili, più fantasiosi, meno rigidi, e questo è qualcosa che da parte loro viene visto sicuramente con interesse e curiosita`.
In questo senso, possiamo dire peraltro come agli americani manchi ancora molto l’idea che in un processo di negoziazione contrattuale si possa raggiungere un accordo che vada bene per entrambe le parti, che presenti profili di vantaggio per entrambi i contraenti, senza quindi il dominio assoluto di una parte sull’altra.
Dal punto di vista sociale e della sicurezza, invece, rimane ancora irrisolta l’importante questione dei c.d. “shooting”, che rappresentano un grave peso per la vita civile di tutte le comunita` civili e che hanno ormai raggiunto una frequenza impressionante, oltre a determinare un grave effetto di instabilita` ed insicurezza per l`intera collettivita`.

Ciononostante, ancora oggi possiamo dire che si tratta del paese del cosiddetto “American Dream”, ma nello stesso tempo va sottolineato che è anche il paese dell’individualismo, dove chi ce la fa va avanti e chi non ce la fa viene lasciato indietro.
Basti pensare al fatto che durante la fase piu` acuta della pandemia gli stranieri erano di fatto in una posizione di minor tutela, ad esempio per le cure mediche, rispetto ai cittadini, secondo quella che era la dottrina del Governo Federale del tempo semplificata nello slogan “America first”, qualcosa di difficile comprensione ed accettazione.

Ad ogni buon conto, nel complesso, devo comunque dire che l’America è una realtà entusiasmante, nel bene e nel male, che ha sempre avuto una relazione speciale con l’Italia e grande stima e considerazione verso il nostro popolo e, certamente, la coltivazione delle relazioni bilaterali e la stretta correlazione con il nostro paese può sicuramente rappresentare per entrambi i popoli una grande opportunità di crescita e di sviluppo ulteriore”.

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