Gabriele Rabaiotti: “Dobbiamo superare la monofunzionalità nelle politiche abitative e immobiliari”

In occasione del suo intervento al Think Tank Re Mind del 24 settembre, Gabriele Rabaiotti, Assessore alle politiche sociali e abitative del comune di Milano, si è soffermato su tre importanti tematiche del settore del Real Estate italiano.

“La prima riguarda una difficoltà al livello generale di governo, ma anche regionale, nel selezionare i territori a partire dalle politiche.

Un esempio in questo senso concerne la domanda di abitazione e di affitto, la quale si concentra quasi sempre nelle aree urbane, scomparendo altrove.

In quest’ottica, quando parliamo di sviluppo immobiliare nel comparto residenziale, non dobbiamo farlo negli stessi termini, se ci riferiamo a una grande città e alla sua prima cintura o a un sistema di territorio diffuso a bassa densità.

In sostanza, ciò che voglio dirvi è che, sulla questione abitativa, è nelle città e non altrove che siamo chiamati a fare i conti con una domanda forte, spinta e giustificata dall’attrattività di questi luoghi, una domanda articolata, non semplificata e non riducibile, né alla proprietà privata, né allo stesso affitto pubblico.

Tuttavia, le nostre città vivono su un modello abitativo obsoleto, risalente a 150 anni fa, un modello che non siamo riusciti a cambiare e ad innovare, con la principale conseguenza che le nostre middle classes urbane si sono ritrovate “schiacciate” dall’offerta delle realtà cittadine, un’offerta incongruente e incompatibile con le sue risorse e con i suoi progetti.

Insomma, siamo di fronte una domanda molto mobile e a questa rispondiamo presentando ancora una piattaforma urbana fortemente immobile, rigida.

Pensiamo in questo senso allo stesso confine di Milano, immutato da più di un secolo e non in grado di allargarsi per inglobare, in modo funzionale e sostanziale, le aree di prima e di seconda cintura, città a tutti gli effetti.

Un secondo punto su cui vorrei incentrarmi è invece legato alla valorizzazione del nostro patrimonio pubblico esistente. Poiché è evidente come non abbiamo la forza di produrre in modo diretto nuove case tramite interventi pubblici, bisogna puntare allora a recuperare e riqualificare il patrimonio esistente.

Servono strumenti che consentano, anche ai privati, di poter collaborare e concorrere allo sviluppo di questo “pacchetto di edilizia sociale”.

Pertanto, all’intervento diretto pubblico, sempre più faticoso, va inserito e introdotto un intervento privato che possa lavorare in questo comparto come si lavora sulle opere a scomputo degli oneri di urbanizzazione per interventi di sviluppo privato.

Infine, la terza tematica su cui vorrei richiamare l’attenzione, ha a che fare con l’innovazione e la spinta tecnologica, che, sinceramente, anche nella stessa città di Milano, faccio molta fatica a riscontrare nella sfera delle politiche abitative ed edili. Questo è allora è un tema su cui soffermarsi, per dare vita a una linea di investimenti funzionali alla messa in atto di sistemi tecnologici moderni, veloci e flessibili, anche e soprattutto all’interno delle realtà abitative.

Nel complesso, abbiamo un gran bisogno di superare la monofunzionalità, tanto nell’intervento pubblico quanto in quello privato. Dobbiamo infatti riuscire nell’obiettivo di aumentare le opportunità di sviluppo attraverso il sistema dei servizi pubblici e privati, in particolare per le aree più fragili delle nostre città”.

Dobbiamo infine promuovere forme di contaminazione tipiche delle

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