Stefano Bolognini: “Il Covid ci ha portato a ripensare gli spazi delle case e della realtà cittadine. Dobbiamo quindi, ora più che mai, raccogliere e fare nostro questo stimolo”

Durante il think tank del 24 settembre promosso da Re Mind Filiera Immobiliare, l’Assessore alle Politiche Sociali, SH, Abitative e di Disabilità della Regione Lombardia Stefano bolognini si è soffermato sui cambiamenti in atto nelle realtà abitative cittadine e su come queste possano essere fonte di stimoli per nuove dimensioni di socialità.

“Il mio è un assessorato che si occupa di politiche abitative e di politiche sociali in una visione che è stata sicuramente lungimirante, anticipando una tendenza, presente oggi nel nostro Paese, che vede la casa come fattore e produttore di welfare.

In questo quadro, la Regione Lombardia sta investendo molto, sia con fondi europei sia con fondi propri, nella rigenerazione degli alloggi. In particolare, negli ultimi mesi ne sono stati ristrutturati oltre 4000, arrivando al 90% di un programma pluriennale che punta al recuperare, in termini di affitto, abitazioni rimaste sfitte, in quanto eccessivamente degradate.

Abbiamo cercato, inoltre, di sostenere la permanenza delle famiglie sia nelle abitazioni private sia nelle case popolari, facendo in modo che la morosità non diventasse una causa di sfratto.

A livello di investimenti, sono stati investiti e distribuiti nei mesi scorsi circa 46 milioni di euro, di cui 23 proprio agli inquilini delle case popolari.

Su questo delicato ed attuale tema diventa allora fondamentale il contributo dei privati, come di interventi che pongano in essere, attraverso per esempio laboratori sociali e contratti di quartiere, forme di riabilitazione e di inclusione che partano dalla stessa realtà abitativa.

In generale, è evidente come nella stessa Milano ci sia sicuramente un gran bisogno di nuove case e di nuove forme abitative.

Limitandomi a quelle che gestiamo noi direttamente, le case popolari, ritengo che queste non debbano essere più concepite solamente come un riparo per persone in difficoltà, ma anche e soprattutto come produttori di stimoli per nuove e innovative forme di socialità.

Stiamo inoltre cercando, anche in termini di residenza universitaria, di dare alloggio agli studenti fuori sede, i quali necessitano, non soltanto di aule, ma anche di servizi di alloggio e di spazi di incontro al di fuori delle università.

I problemi ci sono, è indubbio, il bisogno di case c’è, e il Covid ci ha portato sicuramente anche a ripensare gli spazi delle case e della realtà cittadine. Dobbiamo quindi, ora più che mai, raccogliere e fare nostro questo stimolo.

La stessa città di Milano ha tante velocità e proprio per questo motivo, abbiamo evidentemente la necessità di una visione trasversale, che guardi in modo particolare a chi si trova più indietro.

E le case popolari, in questo quadro, possono diventare un modello abitativo che si renda anche motore e propulsore di energia positiva, di socialità e di bisogni.”

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