Carlo Corazza al Think Tank Remind “Politiche Industriali in Armonia con il Creato”

Al Think Tank Remind “Politiche Industriali per lo Sviluppo e la Messa in Sicurezza dei Territori e delle Città per il Benessere delle Persone in Armonia con il Creato”, è intervenuto Carlo Corazza (Rappresentante del Parlamento Europeo – Ufficio Italia) che ha così dichiarato:

“Il Parlamento Europeo si trova perfettamente in linea con l’Enciclica Laudato Sì e naturalmente anche con i Dieci Comandamenti Verdi illustrati da Don Joshtrom, questo perchè non solo riteniamo indispensabile salvare il pianeta ma anche farlo senza lasciare indietro nessuno, senza creare disoccupazione ma anzi creando nuove opportunità lavorative.

Per questo è importante porre l’accento sulle politiche industriali come appunto fa già nel titolo l’evento di oggi organizzato da Remind e dal suo presidente Paolo Crisafi, e il Green Deal Europeo, se vogliamo semplificare, non è altro che una strategia di politica industriale con cui da un lato vogliamo uscire da questa terribile crisi e dall’altro salvare il pianeta con un cambiamento profondo, non soltanto nel modo di produrre ma anche nel modo di consumare, nell’approccio culturale generale. Questo cambiamento profondo però non potrà avvenire se non siamo in grado di spiegarlo alla comunità e soprattutto di spiegare che è un cambiamento che crea nuove opportunità di crescita e di lavoro.

Il primo punto di questa strategia è quello degli investimenti, il Green Deal non sarebbe stato possibile se l’Unione Europea non avesse capito con questa crisi che la strategia dell’austerità ci stava portando in un vicolo cieco. Noi con la crisi abbiamo accettato di fare debito, il famoso concetto di debito buono molto caro al nostro Primo Ministro, e il debito buono è quello che si fa per cambiare profondamente l’industria, l’economia e la società, perchè senza gli investimenti, la commissione stima in almeno 220 miliardi di investimenti l’anno da qui al 2050 che sono indispensabili per raggiungere i target climatici, senza questi soldi non potremmo mobilitare gli investimenti.

Quindi il primo punto sono le risorse, Next Generation è il nuovo bilancio, stiamo parlando in totale di 1840 miliardi nei prossimi anni oltre alla linea di credito da 200 miliardi della Banca Europea di investimento e di questi buona parte sono legati al Green Deal che prevede infatti da programma la lotta contro i cambiamenti climatici, incentiva la sostenibilità ambientale e l’adeguamento tecnologico.

Naturalmente non bastano i fondi, la strategia europea si basa su un rafforzamento del nostro mercato interno, noi abbiamo il primo mercato al mondo e abbiamo bisogno che questo mercato, a cominciare da quello dell’energia, funzioni bene ad esempio rafforzando la nostra produzione di energie rinnovabili; ci serve un mercato in cui poter dare degli standard che dovranno diventare quelli di riferimento affinchè l’Europa non resti sola nella sua leadership ma obblighi Cina, Stati Uniti, India, tutti gli altri grandi attori globali a seguirla.

Altro elemento fondamentale della nostra strategia è la legislazione, abbiamo bisogno di un quadro di regole sulle energie rinnovabili, sull’efficienza energetica, sulla tassazione dell’energia, sull’emmissione di CO2 dei veicoli e anche sull’efficienza energetica degli edifici che sia all’avanguardia, senza penalizzare la nostra industria o la nostra economia, ma fare in modo che l’asticella si alzi a quel livello tale da rafforzare la competitività.

Poi c’è il macro tema di dove concentrare gli investimenti. Si è parlato molto dell’edilizia, ecco quest’ultima è sicuramente il settore su cui bisogna investire di più perchè il target al 2030 che prevede il taglio delle emissioni al 55%, si dovrà raggiungere in buona parte con l’edilizia, dove al momento c’è il consumo di almeno il 40% dell’energia. Noi siamo importatori di gas e di petrolio, e quindi investire nell’energia, nell’edilizia e nella riqualificazione degli edifici e dei centri storici è il classico esempio di debito buono. Ce lo ripagheremo in un dato numero di anni, diminuiremmo la nostra dipendenza energetica e quindi aumenteremmo la nostra sicurezza energetica creando allo stesso tempo lavoro in un settore fondamentale.

Io trovo che il 110% sia una misura che va proprio nella direzione tracciata dall’Unione Europea, la stessa presidente nel suo discorso sullo stato dell’Unione ha parlato di ‘ondata di ristrutturazioni’, ecco questa ondata di ristrutturazioni sarà possibile solo con misure di questo tipo, e l’auspicio del Parlamento Europeo è che questa misura continui e venga estesa a settori strategici come quello del turismo, della ristorazione, dove c’è tanto da fare per aumentare l’efficienza energetica degli edifici.

Altro settore chiave naturalmente sono i trasporti, però in questi ultimi i costi per tagliare le emissioni e le tecnologie disponibili sono molto più alti, pensiamo soltanto a quanti investimenti serviranno per spostare tutto il traffico su gomma, su ferrovia, o quanto ancora siamo lontani da soluzioni sostenibili per il trasporto aereo che in questo momento non si profilano all’orizzonte.

L’ultimo punto fondamentale per far sì che la strategia del Green New Deal abbia successo è la sua diplomazia. Non possiamo essere gli unici a farci carico dei problemi del pianeta, intanto perchè spingeremmo la nostra industria a produrre in Cina, in India o altrove aggravando ulteriormente i problemi del pianeta invece di risolverli, e poi perchè non ci possiamo permettere di perdere la nostra industria che è la chiave per risolvere i problemi legati ai cambiamenti climatici: senza industria, senza sviluppo tecnologico, senza ricerca non risolveremo alcun problema legato ai cambiamenti climatici.

Quindi è assolutamente imperativo frenare il dumping ambientale che è una realtà, e a tal fine una misura importantissima è il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera attraverso una tassa per importatori da Paesi terzi che andrà a finanziare la Next Generation, perchè è una delle risorse proprie fortemente voluta dal Parlamento per finanziare il piano di ripartenza europeo.

In conclusione penso che il Parlamento Europeo continuerà a chiedere target sempre più ambiziosi e realistici, e sarà sempre in prima linea affinchè si trovino le risorse giuste in modo tale da far avvenire la tanto agognata transizione energetica tenendo sempre in primo piano la giustizia sociale, i posti di lavoro e l’industria”.

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