Antonio Misiani al Think Tank Remind “Politiche Industriali in Armonia con il Creato”

Al Think Tank Remind “Politiche Industriali per lo Sviluppo e la Messa in Sicurezza dei Territori e delle Città per il Benessere delle Persone in Armonia con il Creato”, è intervenuto Antonio Misiani (Responsabile Economico PD) che ha così dichiarato:

“Stiamo attraversando una fase storica eccezionale, come hanno sottolineato tanti interlocutori in queste Giornate Remind della Bellezza e della Terra; la pandemia globale ha portato con sè un carico di dolore, di perdite umane senza precedenti, ce lo dicono i numeri che ci vengono raccontati giorno dopo giorno; ma ha portato anche un crollo economico che non ha precedenti dalla Seconda Guerra Mondiale, è calato il PIL a livello globale, nei Paesi avanzati, nell’Europa e l’Italia ha subito un crollo dell8,9% che non ha precedenti dal 1944.

Questo crollo economico, le sue conseguenze sociali e occupazionali ci chiamano ancora una volta a riflettere sul modello di sviluppo, perchè l’Italia e l’Europa sono entrate in questa pandemia con una condizione complessa dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Il nostro modello di sviluppo era insostenibile già prima della pandemia, e già nella fase precedente era aperta una riflessione, decisioni politiche, strategie economiche che andavano nella direzione della decarbonizzazione, di un nuovo modello di sviluppo che facesse i conti con il cambiamento climatico, col riscaldamento globale e la necessità di affrontare queste problematiche e di porre rimedio ai danni che sono stati inferti al patrimonio naturale in decenni e decenni di sviluppo incontrollato.

L’Europa è stata l’epicentro della pandemia, è stata colpita duramente dal un punto di vista sanitario e ha avuto danni dal punto di vista economico, sociale e occupazionale. E questa Europa che nella fase iniziale, all’inizio del 2020, era sembrata andare in ordine sparso, è riuscita nelle settimane e nei mesi successivi a recuperare il senso di un’azione comune, della necessità di uno sforzo condiviso e collettivo, perchè da questa emergenza, questa è la consapevolezza che si è affermata, non era possibile uscire in ordine sparso, era necessario uscire insieme con uno sforzo condiviso e le scelte che sono state maturate, da aprile in avanti, sono andate in questa direzione.

Con la sospensione del patto di stabilità e di crescita, e quindi con la fine di una stagione di austerità che aveva allontanato i Paesi del sud Europa da quelli più avanzati, e con la flessibilizzazione delle regole sugli aiuti di Stato che ha permesso di non bloccare il flusso di credito e di aiutare centinaia di migliaia di imprese, l’Europa ha finanziato gli interventi per il lavoro con il programma ‘Sure’, finanziato con l’indebitamento comune. La stessa Europa, quella di una ritrovata solidarietà e responsabilità, ha varato la Next Generation Europe, sicuramente il programma più importante contro la crisi messo in campo in questi mesi, che rappresenta per molti versi una netta discontinuità rispetto all’Europa che avevamo conosciuto negli ultimi dieci anni.

E’ in discontinuità per la sua dimensione, 350 miliardi di euro, è in discontinuità per la governance, perchè queste risorse verranno gestite prevalentemente dalle istituzioni comunitarie, più che dai capi di Stato e di Governo, si passa da una logica intergovernativa ad una governance comunitaria. I 750 miliardi verranno reperiti sui mercati finanziari con un’emissione di titoli europei, si supera il tabù degli eurobond e si va verso un’Europa che si presenta unita sui mercati finanziari e proprio in virtù di questa unità riesce a spuntare condizioni eccezionalmente favorevoli. Questi 750 miliardi sono e saranno ripartiti secondo logiche solidaristiche, all’Italia ne verranno attribuiti 205, alla Germania 30 o 40 miliardi.

Questo programma Next Generation Eu non è soltanto un programma di investimenti e di riforme, ma ha l’esplicito obiettivo di mettere l’interno continente, e l’Italia, in un nuovo sentiero di sviluppo equo, sostenibile da un punto di vista ambientale e inclusivo da un punto di vista sociale e la ripartizione di queste risorse nella testimonianza perchè l’Unione Europea ha stabilito che almeno il 37% di questi 750 miliardi dovranno andare a investimenti e riforme per lo sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, il 20% come soglia minima per la digitalizzazione e Next Generation Eu servirà a finanziare interventi per ridurre le diseguaglianze sociali, di genere, intergenerazionali e territoriali che si sono e che si erano aggravate già nella fase precedente alla pandemia e che quest’ultima ha ulteriormente acuito.

Next Generation Eu, quello che noi in Italia chiamiamo Recovery Fund, va chiamato col suo vero nome, ovvero un programma per la prossima generazione di europei e di italiani, è una sfida formidabile per il nostro Paese. Lo è perchè noi dovremmo spendere questi 205 miliardi in 5 anni e mezzo, e questo avverrà in un Paese che ordinariamente impiega 16 anni per realizzare grandi infrastrutture. Questo ci chiama a uno sforzo straordinario di modernizzazione della pubblica amministrazione, di semplificazione delle procedure, di accelerazione dei processi amministrativi di modernizzazione del sistema Paese nel suo insieme.

E’ una grande opportunità ma anche una grande responsabilità per il nostro Paese perchè quello che accadrà in Italia da qui al 2026 non avrà una rilevanza enorme solo per il nostro Paese, ma lo avrà anche per il resto d’Europa. Se in Italia Next Generation Eu sarà un successo, non solo per farci recuperare quanto perso nell’ ‘annus horribilis’ 2020 ma per aver messo il nostro Paese su un sentiero di sviluppo sostenuto e sostenibile, se questo accadrà allora la svolta storica che è maturata in questi mesi in Europa si consoliderà e avremo la forza politica di chiedere all’Europa di fare ulteriori passi in avanti, per chiedere che Next Generation Eu diventi uno strumento permanente, per completare l’unione bancaria e per continuare il processo che noi utopisti vogliamo che vada nella direzione degli Stati Uniti d’Europa e che va costruito però passo dopo passo facendo i conti con le condizioni storiche che abbiamo di fronte a noi.

Se invece questo non accadrà e l’Italia ricadrà nei vecchi vizi, utilizzerà male queste risorse, non riuscirà a spenderle o lo farà dove non sarebbe utile investirle, allora questa non sarà soltanto un’occasione irrepetibile perduta e sprecata, forse l’ultima occasione che abbiamo per riagganciare le altre economie avanzate, ma sarà una battuta d’arresto per la nuova Europa.

Questa è la posta in gioco, dobbiamo esserne tutti consapevoli, è una sfida che riguarda la politica e le istituzioni ma anche il Paese nel suo insieme, la classe dirigente, le forze economiche, le forze sociali, il mondo della cultura, quello della ricerca: è una vera e propria sfida al sistema Pase.

Io sono convinto che ce la possiamo fare, che abbiamo tutte le energie per vincere questa sfida, naturalmente dobbiamo tutti metterci al lavoro, stringerci attorno al Governo, al Presidente Draghi, alle scelte che via via vengono assunte in queste settimane che sono cruciali non solo per l’immediato futuro, ma per i prossimi 20 anni del nostro Paese e del continente europeo”.

 

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