Gian Piero Carezzano al Webinar Remind “Transizione Ecologica & Trasformazione Digitale”

Al Webinar Remind “Transizione Ecologica & Trasformazione Digitale” è intervenuta Gian Piero Corazzano ( Direttore Abitare) che ha così dichiarato:

“Tutte le più recenti statistiche dimostrano che il settore delle costruzioni civili è tra i maggiori consumatori di energia primaria per il riscaldamento e secondaria per il raffrescamento, ma è anche uno dei settori che ha ottenuto risultati meno apprezzabili dal punto di vista del guadagno di efficienza energetica o nel passaggio alle fonti rinnovabili. Le motivazioni sono da ricercare, da un lato, nell’assenza di normative cogenti riguardanti le costruzioni esistenti e, dall’altro, nelle norme di parcellizzazione delle proprietà immobiliari che rendono difficile l’approvazione di decisioni comuni e ne ripartisce l’extra-costo energetico su un numero molto grande di soggetti. Si consideri inoltre che gli interventi per il miglioramento dell’efficientamento energetico in edilizia risultano complessi, costosi e di solito piuttosto invasivi anche nelle abitazioni private, fino a scoraggiarne l’attuazione. Per questo motivo si ritiene che solo forti imperativi di leggi o politiche fortemente incentivanti possano indurre i proprietari ad affrontare un percorso di risanamento energetico complesso e dispendioso, anche se di sicura soddisfazione dal punto di vista economico e del confort abitativo. L’esperienza del Superbonus va sicuramente in questa direzione. Si tratta di una normativa, la cui particolare articolazione non fa che riflettere l’elevata complessità degli interventi. La classe di professionisti, finanziatori e operatori si è rapidamente creata sul mercato, nonostante alcuni casi di bassa professionalità o intenzioni dolose, appare senz’altro come un fondamentale motore per la transizione ecologica. In questo ambito le Cooperative Edilizie di Abitanti possono costituire un valido esempio, qualificandosi come soggetti attuatori di grandi dimensioni e dotati di buone professionalità e rapidità decisionale.
Cooperative: Comunità di Abitanti
Le Cooperative di Abitanti, proprietà indivisa, costituiscono un soggetto di solito ben poco noto al di fuori di ristrette cerchie spesso parentali. Si tratta di un istituto nato per lo più nel nord d’Italia ai fini 800 in occasione dell’urbanizzazione di importanti masse contadine attratte dalle città industriali (Milano, Torino, …) per soddisfare il crescente bisogno di manodopera nel nascente mondo manifatturiero. Ben presto questi contadini-operai compresero che disporre di un’abitazione di proprietà poteva costituire un ulteriore strumento di libertà ed emancipazione, per questo decisero di mettere a fattor comune le loro scarse risorse finanziare per costruire case di periferia, prossime alle fabbriche, affidandone la proprietà ad una Cooperativa, cioè a un soggetto giuridico autonomo che si alimentava con il finanziamento dei soci e che assegnava in godimento gli alloggi alle famiglie vita-natural-durante, dietro il pagamento di un canone.
Era l’epoca delle Società Operaie di Mutuo Soccorso in cui il solidarismo volontario spesso compensava le carenze di uno Stato, il cui perimetro e sensibilità assistenzialista erano ancora da sviluppare. Passata l’epoca delle Grandi Guerre, della ricostruzione, delle lotte operaie e studentesche e del susseguirsi di fasi di crisi ed espansione economica-sociale, la solidarietà su base volontaria, soprattutto nelle grandi città, ha lasciato sempre più posto allo Stato, che ha assunto via via con buon successo compiti assistenziali sempre più ampi. Le grandi comunità urbane, anche a causa dell’aumentata mobilità sociale, sono diventate per questo più fredde ed impersonali e, pur in presenza di una rete protettiva, spesso le persone sono sempre più sole, anche se la pandemia ha dimostrato il valore di reti sociali cresciute quando l’emergenza ne ha palesato la necessità.
In questo contesto le Cooperative di Abitanti hanno sempre costituito un’eccezione per il loro sforzo di voler costituire una comunità coesa di abitanti. Questo compito era particolarmente facile quando le famiglie erano più grandi, stabili e ben radicate sul territorio, ma diventa sempre più difficile ai nostri giorni dove abbondano i nuclei monofamiliari, l’allentamento dei vincoli parentali ed è forte la mobilità geografica ed urbana. È questa la sfida che si è trovata ad affrontare Abitare, una Società Cooperativa di Abitanti di Milano nata nel 2011 dalla fusione di 3 entità più piccole. Tali realtà erano sempre state abituate a rapportarsi ai contesti di piccoli gruppi di individui affiatati e spesso accumunati da vincoli di parentela e particolarmente legati alle loro tradizioni ed usanze. La nascita di un soggetto giuridico più ampio, finanziariamente più forte e più strutturato dal punto di vista organizzativo ma anche più recente e impersonale, è coincisa con un graduale mutamento del corpo sociale, laddove ai vecchi nuclei storici familiari si sono via via affiancati dei nuovi più snelli e meno legati da vincoli particolari o da una cultura cooperativa stratificata da decenni di partecipazione.
La governance e la direzione di questo nuovo soggetto giuridico si sono quindi trovati di fronte a numerose sfide, che sinteticamente nel mondo aziendale vengono descritte come problematiche da “post-merger integration”, ma che in un mondo ad alte intensità di interazioni umane sono apparse subito particolarmente complesse. L’unificazione dei meccanismi operativi che passa attraverso la determinazione di regole comuni, l’utilizzo di un linguaggio univoco e spesso nuovo di comunicazione e di un sistema informativo capace di federare le diverse realtà fatalmente unite da un’unica matrice e leggermente diversa da quelle a cui le comunità originarie erano abituate sono state sicuramente le sfide manageriali più importanti. Infatti, a fianco di un deciso risanamento economico finanziario e dell’adozione di pratiche organizzative coerenti, è stato necessario operare con e per le persone per fare loro guadagnare fiducia e senso di appartenenza al soggetto neocostituito. Mentre le vecchie generazioni di soci cooperatori faticavano a rinunciare al loro campanilismo identitario, dall’altro quelli nuovi, più giovani, più mobili e meno schierati ideologicamente facevano fatica e fanno fatica ad acquisire un senso di appartenenza necessario a mettere a disposizione le proprie energie e a considerare la propria casa come un pezzo di una comunità più ampia. È questo il grosso asse di crescita su cui, come Cooperativa di Abitanti, stiamo lavorando: passare da fornitori di servizi abitativi a provider di servizi alle persone, con particolare attenzione a quelle più fragili non tanto economicamente, ma prima di tutto dal punto di vista della salute, dell’età e delle relazioni. Appare sempre più difficile purtroppo affrontare questo sforzo su base volontaria, in quanto soltanto una struttura professionalmente organizzata e con sufficienti risorse a disposizione può garantire la corretta continuità dei servizi. Nascono così nuove azioni di sostegno e cura alla persona proprio all’interno della Cooperativa, consentendo la strutturazione di una rete di servizi, quali accompagnamento, cura della persona, accudimento socio-sanitario, attività di svago e culturali e molto altro.
Esistono già nel tessuto milanese numerose organizzazioni – con le quali collaboriamo – in grado di supportare, con la dovuta professionalità, questo tipo di sforzo che spesso si dimostra ben più complesso del semplice propriety management a cui una Cooperativa di Abitanti potrebbe limitarsi. Naturalmente è necessaria una grossa capacità di generare risorse, frutto di un’amministrazione attenta e scrupolosa, per poter dedicare una cospicua quota a parte ad attività soft, di supporto alla cultura e di svago per animare il mantenimento di uno spirito di comunità aperta e desiderosa di estendersi anche al di fuori delle case, anche al di là delle piazze dei quartieri di periferia. Vuole essere un modo per mitigare l’effetti più deteriori della gentrificazione al fine di rendere i quartieri più vissuti e più vivi. È anche un modo di fare leva sulla forza di un soggetto giuridico unitario per dare l’esempio su istanze civili a cui una comunità non può sottrarsi: la raccolta differenziata, la mobilità sostenibile, l’autoproduzione energetica da fotovoltaico e da ultimo lo sforzo di riconversione di spazi a favore della quarta età o di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici”.

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