Giuseppe Capicotto al Webinar Remind “MILANO, Le Prospettive di una Città Metropolitana Europea nello Stato di emergenza”

Al Webinar Remind “MILANO, Le Prospettive di una Città Metropolitana Europea nello Stato di emergenza” è intervenuto  Giuseppe Capicotto (General Manager eFM) che ha così dichiarato:

“Il periodo che stiamo attraversando è complesso e la pandemia ha modificato molto della nostra vita. eFM – in quanto operatore nel mercato del Real Estate – è da sempre attiva e sensibile alle dinamiche di cambiamento che pervadono i nostri tempi, consapevole che queste segnino profondamente il rapporto con il costruito e con gli spazi che tutti noi abitiamo, in diversi modi e forme. Uno studio firmato Google, pubblicato su Bloomberg a dicembre dello scorso anno, mostra i livelli di workplace activity a due anni dalla pandemia. Londra si attesta a -41%, New York a -40% e San Francisco a -57%. I nostri uffici sono per metà vuoti. Ancora oggi aziende come J P Morgan e Goldman Sachs stanno chiedendo alle proprie persone di lavorare fuori dall’ufficio, tendenzialmente presso la propria abitazione. Il cambiamento, che all’inizio pareva transitorio, sembra essersi affermato con caratteri di definitività. Si può dire che, al di là dei casi specifici, nel settore terziario si registri una importante tendenza a consolidare quanto si è sperimentato e appreso durante la pandemia. Necessità Questo si riflette sulle città, in particolare sulle grandi metropoli. Ad esempio, a Milano si osservano una significativa riduzione del pendolarismo tra l’hinterland della città ed il centro urbano e una crescente domanda di servizi urbani integrati. Per quanto riguarda l’abitare, sempre a Milano, la crescita delle compravendite è diretta soprattutto verso quartieri popolari e periferici, che diventano molto attrattivi. Dal nostro punto di vista emerge quindi la necessità di comprendere e razionalizzare il fenomeno che sottende tale cambio di paradigma, il quale non riguarda solo il mondo del lavoro – sebbene questa possa essere la dimensione a noi più evidente – ma tocca anche le sfere della salute, della formazione, della cultura. Alla scala urbana emerge una rinnovata attenzione alla tutela e alla valorizzazione dei luoghi identitari, in cui il singolo si riconosce: siamo quindi chiamati a sostenere il tessuto economicosociale del territorio attraverso il potenziamento dell’offerta di servizi in loco e processi di digitalizzazione. Dobbiamo tornare a chiederci quale sia il senso del luogo di lavoro, e più in generale del luogo fisico. La soluzione: Hubquarter In eFM abbiamo identificato un cambio di paradigma nel passaggio da Headquarter – l’edificio verticale, centralizzato – ad Hubquarter – uno spazio distribuito e accessibile, non un unico luogo dove recarsi a lavorare ma uno spazio diffuso su tutto il territorio urbano. L’applicazione di questo modello, dal nostro punto di vista, porta con sé una serie di benefici tangibili per utenti e cittadini. Le persone con il modello Hubquarter possono scegliere dove andare a lavorare, occupando di volta in volta luoghi differenti e aderendo alle comunità che animano quei luoghi, distribuiti in rete. Hubquarter è frutto del lavoro di Venture Thinking, che raccoglie innovatori da tutto il mondo, e ad oggi quasi 50 aziende hanno preso parte alla definizione e sperimentazione del progetto. L’idea è che ogni soggetto, pubblico o privato, individui una percentuale dei propri asset immobiliari sottoutilizzati e li metta in condivisione. In questo modo, gli immobili tornano a generare valore, la città diventa un unico grande hub di esperienze e le persone possono scegliere ogni giorno la propria dimensione lavorativa. Benefici Il progetto ha un forte impatto: sulle persone, sulle organizzazioni, sulle città e sul pianeta.

  • Le persone possono scegliere dove andare a lavorare, costruendo ogni giorno la propria esperienza, in base alle esigenze personali e professionali;
  • Gli spazi delle organizzazioni tornano a vivere e a generare valore, e tutti i dipendenti ottengono condizioni di lavoro arricchenti ed engaging;
  • Nella città diminuiscono le migrazioni dalla periferia al centro. Flussi e risorse vengono redistribuiti su tutti i quartieri, la storia e la vocazione di ogni singolo luogo vengono valorizzate;
  • La logistica semplificata e la dimensione di prossimità lavorativa riducono il tasso di CO2 e la dispersione energetica, con positive ricadute di natura ambientale.

Accanto al punto di vista di eFM, in quanto realtà privata, il ruolo delle Amministrazioni Pubbliche è fondamentale e preminente per delineare e guidare i processi di trasformazione urbana. Ritornando al caso di Milano, ad esempio, la normativa dispone che negli interventi di riqualificazione sopra i 10mila mq ci sia l’obbligo di riservare una consistente percentuale della superficie ad edilizia convenzionata ed agevolata (preminenti aree comunali come l’ex Macello sono state destinate a questo scopo). Possiamo, provocatoriamente, immaginare non tanto un “obbligo” quanto un “indirizzo” progettuale che vada a rispondere anche alla domanda di spazi ibridi? Dovremmo pensare a spazi ibridi per definizione, che assecondino tutte le funzioni, i servizi e le esperienze che ogni singolo cittadino può vivere. Come azienda da sempre siamo impegnati nell’associare al tema dell’immobiliare, quello del digitale. Dal nostro punto di vista, per fare in modo che i muri non dividano ma uniscano è necessario andare oltre la materia fisica, fondendo digitale e fisico e favorendo la condivisione. Questo è ciò che portiamo avanti con il progetto Hubquarter: unire infrastrutture già esistenti e connetterle alla città, aumentando il valore dell’esperienza e dei servizi collegati. L’uomo impara sempre dalla storia, lontana e recente. E lo stesso può e deve accadere oggi. La situazione che stiamo vivendo contiene i codici del nostro futuro. A noi il compito di individuarli e costruire da lì il nuovo equilibrio.”

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