Andrea Catarci al Think Tank Remind “Scenari Imprenditoriali – Cultura, Economia, Salute, Sicurezza, Sostenibilità & Turismo per le Future Generazioni”

Nell’ambito del percorso Remind “OLTRE LE CRISI: SCENARI IMPRENDITORIALI, ECONOMICI, IMMOBILIARI, INFRASTRUTTURALI, TURISTICI E CULTURALI” è intervenuto Andrea Catarci, Assessore al Decentramento, Partecipazione e Servizi al Territorio per la città dei 15 minuti di Roma Capitale, che ha così dichiarato: 

“Grazie a Paolo Crisafi e a Remind per questa ulteriore possibilità di incontro e di dialogo e grazie a tutte le persone che sono oggi qua presenti.

Ogni volta Paolo ci chiama ragionare e a discutere su grandi temi, cosa molto utile, soprattutto a persone che ricoprono incarichi pubblici come noi o che sono impegnati all’interno di dinamiche e prospettive sociali; non bisogna mai infatti perdere l’orizzonte sulle grandi questioni che muovono le azioni quotidiane.

Il tema che si pone oggi è quello relativo alla questione giovanile, si parla a questo riguardo sempre di nuove generazioni e di dialogo intergenerazionale, un dialogo complicatissimo, che entra dentro le famiglie di ognuno di noi e che riguarda anche le nostre diverse collocazioni nella società: anche se ora magari dobbiamo mantenere delle famiglie non dobbiamo mai infatti dimenticarci di essere stati noi stessi figli, di essere stati noi stessi dall’altra parte della barricata.

Detto ciò, voglio analizzare ora la questione invece calandola nel contesto romano, e facendolo da un punto di vista istituzionale, in qualità di di assessore al decentramento, alla partecipazione e dei servizi al territorio per la Roma dei 15 minuti.

A tal riguardo, si dice spesso che Roma non è una città per giovani perché è sempre più difficile mantenersi negli studi vivendo in questa metropoli, perché anche quei giovani che riescono a trasferirsi qui non possono permettersi non solo di vivere in centro ma neanche nelle aree semicentrali, a causa di barriere legate al reddito all’abitare, all’affitto, al mutuo o per via di barriere legate alla dimensione e al costo dei servizi, non solo in termini economici ma anche in termini di tempi e di qualità della vita.

E anche i giovani autoctoni, come me, che a Roma ci sono nati e che non la lascerebbero per nessun’altra città al mondo, vedono le difficoltà, le osservano, ma non sono mai determinanti per pensare a drastici cambiamenti di tipo storico e geografico.

Ecco, detto ciò, e affermata questa complessità, possiamo anche dire che Roma è la città più conosciuta e amata al mondo, con un’immagine straordinaria che non viene però sfruttata al meglio e che produce in termini di occupazione, di valore, attrattività e attività economiche molto meno di quello che potrebbe produrre.

In questo senso, spesso, è come se la nostra città non fosse mai veramente evidenziata nella sua narrazione millenaria, come se non avesse quella profondità che obiettivamente non ha nessun altro.

Nell’ultimo ventennio, poi, a Roma non è stato organizzato nessun evento straordinario, speriamo in questo senso la riuscita al meglio del Giubileo nel 2025 e dell’ Expo nel 2030.

Da questo punto di vista, abbiamo quindi tante potenzialità per rimettere la città nel suo insieme e per renderla più a misura di giovani, centro di una dimensione internazionale e spirituale, centro unico dell’interreligiosità e vera capitale del Mediterraneo e del mondo.

È allora fondamentale in questo senso lavorare sulle questioni del decentramento amministrativo e sui servizi al territorio, cercando di portare gli stessi servizi dove ce n’è bisogno, dove mancano, ovvero, soprattutto nelle zone periferiche.

Ricordiamo sempre a tal riguardo, infatti, che Roma ha un territorio sterminato e, tanto per dare un’idea dell’ordine di grandezza, basti pensare che per esempio due municipi romani, come il quindicesimo a nord e il nono a sud, sono più estesi del Comune di Milano.

Dobbiamo quindi riuscire a superare lo spontaneismo culturale e la frammentazione sulle politiche relative alla valorizzazione del patrimonio per intero e farle diventare opportunità e pezzo della cultura portante delle nuove generazioni.

E dobbiamo inoltre riuscire a rivalorizzarci all’interno delle dinamiche di geopolitica internazionale, economica e industriale, rioffrendoci come target di investimenti europei e rimettendo magari al centro anche quell’attività di ricerca, di conoscenza, di lavoro delle tante università, indirizzandola verso l’alta specializzazione, e la produzione di beni e servizi e reddito.

Roma è una città unica, ma che purtroppo, ancora oggi paga troppo pegno per le crisi che ha subito e non solo per carenze politiche, ma anche a causa di tutta una serie di classi dirigenti che hanno segnato il passo in negativo sul terreno economico e sulle questioni di reddito.

Da questo punto di vista, dobbiamo inoltre riorganizzare delle politiche di sostegno a favore dei più deboli, per fare in modo che ogni cittadino possa avere attorno un tessuto, un circuito, una città che lo sostenga e che lo porti a crescere.

Lavoriamo poi come detto sull’estrema frammentazione territoriale, rispetto a cui dobbiamo condurre una grande operazione di ricucitura, da tutti i punti di vista, da quello della sicurezza, dei servizi, da quello sociale ed economico, focalizzandoci per esempio anche sulla questione femminile.

E tutto questo lo dobbiamo fare pensando sempre a un’idea di comunità, di una città con diverse realtà, ma sempre collegate, comunicanti nelle loro identità e nei loro quartieri. Su queste basi rigettiamo allora i semi di una ripresa, di un rilancio e di una rinascita”.

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