Oliviero Bettinelli (Vice Direttore Ufficio Pastorale Sociale Diocesi di Roma) al Think Tank Futuro Italia Remind

Oliviero Bettinelli (Vice Direttore Ufficio Pastorale Sociale Diocesi di Roma) al Think Tank Futuro Italia Remind del 5 Giugno 2023 ha dichiarato:
 
“Siamo abituati a lavorare molto su quelli che sono i segni dei tempi, ovvero l’attenzione alle problematiche che in qualche modo ci provocano. Quella dei segni dei tempi è una delle classiche manifestazioni attraverso la quale Papa Giovanni XXIII nella “Pacem in terris” ci ha detto che bisogna guardare a quello che sta succedendo; è inutile che venano fatte tante considerazioni se poi queste considerazioni non vengono calate nella realtà. Chiaramente, rispetto a quello che ho sentito oggi con molto interesse a Futuro Italia Remind il mio osservatorio è un altro. Noi, come Ufficio della Pastorale Sociale ci muoviamo in altri in altri contesti. A me piace molto fotografare. Quando ho scoperto che la fotografia poi alla fine è una delle cose più false che ci possa essere, poiché a seconda della posizione, a seconda della luce, a seconda di quello che inquadri, qualsiasi cosa può essere vista in termini completamente diversi. La cosa interessante è che nessun termine è sbagliato, però possono esser diversi. Allora l’angolo dal quale io parto e l’angolo dei contesti che frequentiamo tutti i giorni, le parrocchie, i giovani, gli anziani, la realtà che in qualche modo ci sollecita. Riguardo al titolo del panel “problematiche economiche sociali e ambientali” vorrei focalizzarmi su 2 o 3 cose partendo da un presupposto che è stato toccato più volte oggi: tutte queste problematiche di cui noi parliamo non sono tutte una calamità naturale. Alcune sì, altre sono scelte ben precise che sono state fatte o non sono state fatte. Altre poi derivano da visioni che forse abbiamo avuto e che probabilmente si sono rivelate sbagliate. Altre ancora arrivano da incuria, da mancanza di progettualità. Non c’è niente o quasi niente di casuale in quello di cui stiamo parlando. Il tema del lavoro è stato affrontato molto chiaramente prima. Abbiamo adesso quasi il 12% dei lavoratori che sono poveri, cioè lavorano ma sono poveri perché il loro stipendio non gli permette di fare progetti. Mi riferisco ai classici lavori poveri: i ragazzi che portano la pizza, scaffalisti, ovvero tutte queste realtà che in qualche modo devono sopravvivere e lo fanno attraverso questi lavori. Sono dei lavori che ti permettono di sopravvivere, ma ripeto il 12% di questa fascia lavorativa sta al livello della soglia povertà. Noi riteniamo che uno stipendio di circa 1100 1.200€ sia uno stipendio basso. Dai 1200 ai 2000 medio, oltre il 2000 parliamo di uno stipendio che ti permette di vivere. È possibile all’interno di questa visione di sviluppo sostenibile e di messa in sicurezza della Nazione partire dalla gente, partire dai poveri. Noi a Roma abbiamo un dormitorio della Caritas, di cui ogni tanto se ne parla, che ospita 200 persone. Sapete quante sono le persone che vivono per strada a Roma? Sono oltre 20.000. Abbiamo 20.000 persone senza fissa dimora che girano in questa città. Allora, probabilmente, se non abbiamo la consapevolezza che lo sviluppo e la messa in sicurezza parte anche dalla necessità di dare alle persone dignità, rischiamo di fare un corto circuito. Ossia rischiamo di mettere in moto dei processi altamente interessanti, di sicuro compatibile con quelle che sono in questo momento le politiche economiche con le quali ci dobbiamo confrontare, ma se non teniamo conto del rapporto che tutto questo ha con le persone noi rischiamo di far scoppiare un bubbone estremamente pericoloso da un punto di vista sociale. La gente ha bisogno di lavoro adesso, e che il progetto del Pnrr porti lavoro. Ha bisogno di giustizia sociale adesso, ha bisogno di una sanità adesso. Allora questa capacità che ha Remind di mettere a regime una visione ampia e, allo stesso tempo, una concretezza che dia alle persone le risposte può diventare un’opportunità. Allora questo è un tema: il tentativo di mettere in qualche modo all’interno di questo processo la necessità di dare al lavoro povero, allo spazio per poter essere garantito, sostenibile e possibile per quanto riguarda la dignità delle persone. Da un punto di vista sociale, credo che dobbiamo attivare un processo di partecipazione più attivo. Io credo che da un punto di vista manageriale, da un punto di vista progettuale, il coinvolgimento delle persone in uno spazio democratico di confronto con tutti i problemi che questo può comportare. È nel territorio che lo sviluppo può diventare sostenibile altrimenti, come diceva Gino Strada, diventa uno sviluppo per pochi. Quando i diritti diventano solo per qualcuno, si trasformano in privilegi. Da un punto di vista sociale io credo che il tentativo di ascoltare ciò che il territorio esprime per noi può diventare un’opportunità. La sicurezza delle persone che abitano una nazione è importante.  No ma La messa in sicurezza deve dare alle persone la possibilità di sentirsi a loro agio, di sentirsi a casa, di sentirsi responsabili, di sentirsi coinvolte; di sentirsi parte di questo processo e penso che questo sia una cosa su cui dobbiamo lavorare. Un terzo aspetto, da un punto di vista politico, è auspicabile che si viva sempre più la politica come servizio e non come potere. È auspicabile che ci sia la percezione da parte della gente di sapere che chi viene eletto è al tuo servizio. Questi tre aspetti, del lavoro, della politica come servizio e della partecipazione all’interno del contesto sociale sono le voci che giungono al mio osservatorio e che voglio consegnarvi. Credo che una Nazione possa diventare una realtà capace di sostenibilità e di sicurezza nel momento in cui mette al centro tutti coloro che abitano quel territorio. E questo in adesione a quanto dice Remind di mettere al centro le persone dove vivono, operano e transitano”
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