È Intervenuta al Think Tank dello scorso 2 ottobre tenutosi presso il Circolo Canottieri Roma, organizzato da Re Mind Filiera Immobiliare, anche Laura de Benedetti (Generale a.r. dell’Arma dei Carabinieri). Il suo intervento si è incentrato sulla propria esperienza di vita prima che lavorativa: “Vorrei iniziare dicendo che ho dovuto letteralmente ‘costruire’ la mia carriera professionale. Sono figlia di un ufficiale e fin da piccola quando mi chiedevano cosa avrei voluto fare da grande rispondevo: l’ufficiale. Rimasi molto delusa quando mio padre mi rispose che essendo femmina non l’avrei potuto fare. E così è andato avanti il mio percorso, con persone che continuamente mi ammonivano dicendo che non avrei potuto fare ‘questo o quello’ solo perché ero una donna. Così a cominciare dalla mia tesi di laurea che aveva come titolo “Le donne e le professioni degli uomini”, ho iniziato una ricognizione di tutte le donne che avevano cambiato lo status quo maschile, la prima donna avvocato, la prima donna medico, ecc. Quando sono entrata in Polizia c’era solo quella femminile, che pochi, credo, conoscano, e ho iniziato la scalata da lì: ho fatto i concorsi, sono arrivata fino al grado di vice questore in polizia e poi c’è stato l’ingresso delle donne; a quel punto era fatta. Ho fatto la mia carriera, prima come colonnello e poi come generale”.
A questo punto, alla domanda del moderatore se effettivamente la situazione si fosse riequilibrata, se fosse rimasto ancora un problema di genere, Laura de Benedetti ha risposto: “Noi abbiamo lo stesso stipendio dei colleghi maschi, e questo già mi sembra un’ottima cosa, sentendo in giro che le donne sono sempre meno pagate degli uomini. Devo dire che forse le maggiori difficoltà le ho avute con altre donne. Proprio così, perché l’uomo se vede che tu lavori, che fai esattamente quello che fanno loro ti rispetta senza problemi; con la donna a volte ci sono problemi di forse invidia, di rivalità. Io ho due figli e me li sono cresciuti lavorando, non ho mai trascurato l’uno o l’altro aspetto della mia vita e questo è stato l’iter vincente per arrivare dove volevo. È stata diciamo la conclusione di un sogno”.