“Ritengo che questa crisi pandemica abbia investito ogni singolo aspetto delle nostre vite, toccando tanto le corse della nostra materialità, come il lavoro e il reddito, quanto, soprattutto, quelle della nostra emotività e delle paure più profonde. La pandemia ci ha messo di fronte a una sfida con noi stessi, con la nostra professione e con la nostra deontologia. Il giornalismo ha dato il meglio di sé nel rappresentare e nel riportare i fatti, nella cronaca giornaliera. Su altre cose, invece, noi giornalisti dovremmo interpellarci, fare autocritica, a partire dalla fondamentale questione della selezione degli interlocutori e dell’autorevolezza delle fonti. Dobbiamo infatti ammettere parte della responsabilità per quella che è stata, a volte, una notizia confusa e disorientante. Il nostro ruolo di intermediatori e di informatori ci impone non solo di porgere un microfono o un registratore, ma ci impone anche e soprattutto di compiere delle scelte in buona fede rispetto alle fonti da presentare all’opinione pubblica.”
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