Emmanuel Conte al Webinar Remind “MILANO, Le Prospettive di una Città Metropolitana Europea nello Stato di emergenza”

Al Webinar Remind “MILANO, Le Prospettive di una Città Metropolitana Europea nello Stato di emergenza” è intervenuto Emmanuel Conte (Assessore al Bilancio e al Patrimonio Immobiliare) che ha così dichiarato

Intanto grazie.

Mi fa piacere aver avuto il nostro invito per questa interessante iniziativa. Un momento di confronto che vede diversi colleghi insieme a realtà vive che provengono dalla città che in questi anni, nelle diverse esperienze, ho avuto anche la fortuna di vivere e di esercitare, come ricordavi. Il fatto di incrociare le istituzioni, i cittadini privati, quel modo di essere impresa nella nostra città è fondamentale. La sicurezza è un ambito molto importante. Qualche volta rischia di non essere visto come determinante per costruire delle azioni forti di sviluppo mia città, ma poi nel momento in cui ci sono alcuni problemi torna ad essere all’attenzione di tutti. Quindi io penso che avete fatto bene a mettere nel panel anche un intervento di questo tipo e provare ad avere un’attenzione, in quanto la sicurezza è un presupposto fondamentale per creare quelle condizioni in cui cittadini e le imprese scelgono di vivere e di investire in una in una città.

Quindi il lavoro che tutti possiamo fare per migliorare la sicurezza reale, la sicurezza percepita, è fondamentale per creare quelle condizioni di investimento e di sviluppo. E’ un bisogno dei cittadini, delle imprese per poter svolgere bene la propria attività sia la sicurezza, intesa come sicurezza nelle strade, in sicurezza come prevenzione dei reati; ma anche sicurezza come condizioni di legalità, perché chi investe, chi mette risorse umane e risorse economiche, ha bisogno anche di condizioni di legalità in modo che chi sceglie e investe in legalità non sia scoraggiato da presenze che invece non seguono questo e scelgono di stare in un tessuto di ombra e di non rispettare le regole, che sono poi uno degli elementi per mantenere il presupposto della democrazia dello sviluppo.

Questo in generale, ma certamente a io aggiungerei a questo una riflessione che stiamo facendo e abbiamo fatto anche una settimana fa proprio con Ministro Lamorgese, col Prefetto, il Questore di Milano e anche il Procuratore della Repubblica di Milano proprio anche sui tempi particolari che stiamo vivendo. Un tempo in cui da una parte abbiamo visto le relazioni fisiche assenti o difficoltose. Tutti noi sappiamo quanto vuol dire che vivere le emozioni nelle relazioni con le persone sia fondamentale, e quindi noi tutti soffriamo dal fatto di poter averle vissute in questi due anni in maniera limitata o, comunque, frapposta che può essere molto utile in tanti casi per superare le distanze, dare contemporaneità, ma ci fa rimpiangereanche la relazione fisica che è fondamentale.

Dall’altro anche la preoccupazione del futuro. Questi due anni ci restituiscono una condizione di forte preoccupazione verso futuro che ci costringe ripensare il nostro essere e vivere in una condizione di fragilità. La pandemia ci ha rimesso sotto gli occhi il fatto che il delirio di onnipotenza che un po’ vivevano non è reale. Quindi il confrontarsi col limite, con le difficoltà ci deve far vivere meglio. Del resto, riconoscere un limite vuol dire capire come vivere meglio lo spazio che ci è dato fini a quel limite. Tutti noi sappiamo quando questo è fondamentale. Il valore della sicurezza, il tempo speciale che stiamo vivendo, i due anni vissuti, gli scenari di apertura che possiamo vedere ma anche la consapevolezza di sapere che noi tutti siamo in un contesto dove dobbiamo fare i conti col limiti e con la fragilità delle nostre persone, delle relazioni e delle imprese. Ma se la viviamo bene, la fragilità e il limite diventano strumenti per essere ancora più forti e solidi. Questo dobbiamo impararlo perché forse in qualche occasione lo abbiamo dimenticato. Tutto il tema dell’ambiente ce l’ha messo molto in chiaro questo.

Ma allora qual è la città per essere, sentirsi e vivere al sicuro? Noi abbiamo i luoghi. I luoghi nella sicurezza sono fondamentali. I luoghi pubblici, le strade, le piazze, i nostri quartieri sono circondate dalle case, dai luoghi dell’abitare, dai luoghi degli incontri, dai luoghi del divertimento, della cultura, del lavoro; e quindi non possiamo pensare che la sicurezza delle strade e delle piazze non sia connessa con la qualità dell’abitare, degli spazi del lavoro, degli spazi del vivere e dell’incontrarsi. Quindi, se noi dobbiamo rendere i luoghi pubblici per antonomasia (quali strade e piazze) luoghi dove ci incontriamo, viviamo, dobbiamo certamente invocare di avere il controllo attraverso le persone, le telecamere. Anche con il ministro, lunedì abbiamo parlato di più uomini e più donne che ci aiutino a controllare. Ma se noi non riempiamo le strade di relazione, se noi non facciamo che le strade sia lo spazio fra le case, lo spazio fra i luoghi di incontro e ci sia questa forte permeabilità e la vita le renda sicure, non possiamo pensare ad una sicurezza fatta solo da chi controlla. La sicurezza vera ha bisogno di vita, di frequentazione, di spazi vivi che sono vissuti dalle persone perché si sentono sicuri e questo porta più sicurezza. Questo non è solo un compito del pubblico, ma un compito che possiamo fare insieme. Il pubblico può e deve creare le condizioni perché ci sia quest’azione proattiva dei soggetti vivi del corpo sociale che va dal singolo cittadino agli associati, alle imprese, e oggi abbiamo sempre più un mix che incrociano questi tipi di risorse. Certamente il nostro investimento come amministrazione è quello nel creare una maggiore presenza di uomini e donne attente a rispetto delle regole, a creare quelle condizioni perché questi luoghi siano il più possibile vissuti. L’altro giorno, ad esempio, eravamo in loggia dei mercanti a riflettere su come uno dei luoghi che abbiamo scoperto insicuri e certamente abbiamo presenza di polizia, presenza di telecamere etc… Ma poi ci siamo detti che se questo non diventa un luogo in cui i ragazzi che si ritrovano, delle seconde generazioni, sanno vivere e conoscere uno spazio che ha una storia e noi non siamo capaci di creare le condizioni perché affinché spazio viva e abbia delle azioni perché sia riconosciuta la storia di quello spazio le cose comuni che quello spazio ai giovani ai giovani delle seconde generazioni. Questo non può che essere fatto anche dalle imprese che investono lì e la stessa cosa si può fare non so per il quartiere San Siro o per il quartiere Quartoggiaro dove allora la capacità di girare un nuovo modo di abitare e un nuovo modo di fare cultura e di fare impresa
– quello ad esempio che nel Lorenteggio vuol dire un buon mercato – questo è fondamentale.

Quindi come assessorato alla sicurezza dobbiamo sicuramente mettere il controllo ma poi lavorare molto in sinergia con gli altri colleghi e le altre direzioni per fare questo insieme. Non c’è un prima e un dopo. No. C’è un essere contemporanei e nell’agire in maniera sinergica e questo lo possiamo e lo dobbiamo fare insieme con i privati e il mondo del privato può anche aiutarci nel costruire queste condizioni. Allora avere luoghi illuminati, luoghi vissuti, avere anche l’attenzione del privato, avere sicurezza e quindi non pensare più una sicurezza come solo una cosa delle forze dell’ordine ci aiuta. Ma poi, volevo sottolineare anche un altro aspetto, che è quello di come il bello, la qualità degli spazi dà, da solo, una percezione di maggiore sicurezza. Il degrado passa anche attraverso il modo in cui i luoghi pubblici sono tenuti. I luoghi pubblici sono tenuti bene se c’è una continua attenzione alla bellezza, un gusto del bello, un gusto della qualità e questo la storia di Milano, della nostra città, ci dice che
il gusto della bellezza, dell’architettura è stato fatto da grandi personaggi, investitori privati, mecenati che hanno messo risorse, intuizioni e qualità. Questo dobbiamo tutti un po impararlo e dobbiamo ringraziare. Quindi l’investimento diretto, più uomini e donne, più tecnologia, più relazioni con chi investe nei quartieri e dialoga con alcuni mondi.

Chiudo nel dire che noi abbiamo tutti un debito col mondo giovanile, dell’adolescenza. Sono le età a cui abbiamo chiesto maggiori sacrifici in questi due anni perché tutti siamo stati adolescenti, molti noi abbiamo vissuto la nostra paternità o maternità nei confronti degli adolescenti e sappiamo quanto è dedicata la relazione in quel contesto. Quindi noi abbiamo un debito nei loro confronti, sia perché stiamo usando risorse del futuro sia perché dobbiamo ricostruire subito delle condizioni di reazione fisica fondamentale. Dunque lavorare sulla sicurezza e sull’investimento della città è un modo per restituire ai nostri giovani quello che abbiamo abbiamo fatto soffrire in questi due anni per vincere una pandemia e nelle risorse che appartengono a loro e che stiamo utilizzando oggi per fare investimenti. Quindi qui io penso dobbiamo fare di più e anche il mio assessorato sta lavorando su questo per ricostruire questa relazione vincente con queste generazioni. Grazie.”

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