Tommaso Accetta al Webinar Remind “Benessere delle Persone in Epoca Covid-19”

Innanzitutto ringrazio il Presidente di Remind Paolo Crisafi e saluto tutti gli altri intervenuti per i loro interventi molto interessanti.

In questa occasione, che mi tocca personalmente, vorrei sottolineare la difficoltà dei ragazzi d’oggi ad instaurare un rinnovato e proficuo interesse, comunemente proprio delle nuove generazioni, nei confronti del presente ma soprattutto del futuro.

Mi riferisco a quella fascia di cittadini al centro di molte discussioni, ovvero quel segmento di popolazione che va dai 16 ai 35 anni che ha certamente sofferto il grande impatto della pandemia e che attualmente vive una condizione del tutto particolare sia a causa delle restrizioni che ne sono derivate sia anche per altri fattori che da anni ormai si sono instillati nella cultura e nella prassi italiana.

In questi casi infatti è necessario tenere sempre in considerazione – come d’altronde afferma la relazione tecnica interministeriale elaborata in seno al ministero Ministro per le politiche giovanili in collaborazione con i Ministri per le pari opportunità e la famiglia, del lavoro e delle politiche sociali, della salute, dell’istruzione – che da anni i giovani rappresentano una componente vulnerabile della popolazione italiana e la causa di questa vulnerabilità non deve esser esclusivamente rintracciata in quello che è accaduto negli ultimi due anni – che sicuramente ha conferito un colpo di grazia -, ma soprattutto all’interno di qualcosa che già da tempo condiziona e dirige negativamente la vita dei giovani italiani.

Uno spettro s’aggira per l’Italia – lo spettro del nichilismo. Seguendo l’analisi di uno dei più importanti filosofi italiani, ma anche accademico e psicoanalista, un’ospite inquietante albergherebbe le menti dei giovani italiani. Questi  anche “se non sempre ne sono consci, stanno male. E non per le solite crisi esistenziali che caratterizzano la giovinezza, ma perché un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui“.

Un “individualismo esasperato, sconosciuto alle generazioni precedenti, indotto dalla persuasione che – stante l’inaridimento di tutti i legami affettivi – non ci si salva se non da soli, magari attaccandosi, nel deserto dei valori, a quell’unico generatore simbolico di tutti i valori che nella nostra cultura si chiama denaro“. Il futuro dismette la sua funzione retroattiva motivante e il mondo perde di consistenza mentre i sensi si intorpidiscono sotto l’egida anestetizzante di media sconsiderati e sostanze stupefacenti. Il presente diventa una continua presenza, una sopraffazione dell’attimo sul lungo termine.

La pandemia ha molto esplicitamente accentuato la stato di malessere in tutta la popolazione. Questo disagio risulta essere molto più accentuato nei giovani che nel giro di pochi mesi hanno subito un mutamento drastico e repentino delle loro abitudini e delle loro prospettive. Riduzione della sfera sociale, sviluppo di incertezza e di paure legate sia alla trasmissibilità del virus che alla diminuzione di concentrazione nell’ambito scolastico. Tutte dinamiche negative che minano alla base le ambizioni e le prospettive delle nuove generazione.

Nel report “Pandemia, disagio giovanile e NEET”  il termine “NEET” (Not in Education, Employement or Training) indica proprio quei giovani, inclusi nella fascia d’età dai 15 ai 35 anni, che non studiano, non lavorano o che non sono coinvolti in processi che vanno dall’educazione al lavoro. In breve: giovani inattivi.

Secondo le stime, attualmente in Italia in una popolazione totale di 59,9 milioni di abitanti ci sono complessivamente più di 3 milioni di NEET. Per fornire un ordine di grandezza: il 25% della popolazione giovanile vive questa situazione.

Vi è oltremodo una discrepanza sia di genere, che grava su quello femminile, sia demografica con prevalenza di NEET nel sud Italia; ma al netto di queste differenze, il dato sconcertante è che 1 giovane su 4 si trova in questa condizione.

Il 19 gennaio 2022, la Ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone ha formalizzato, in un decreto congiunto con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando, l’adozione da parte del Governo di un Piano nazionale di emersione e orientamento “Neet Working” che punta a ridurre quei oltre tre milioni di giovani di cui si parla tramite una serie di iniziative itineranti e l’instaurazione di punti di informazione specializzati.

Il presa di consapevolezza da parte delle istituzioni del problema e la successiva voglia di mettere in campo strategie e professionalità devote alla causa è sicuramente il primo passo verso un futuro migliore sia per i giovani sia per l’Italia. Tuttavia, non deve essere l’unico, ma bisogna continuare su questa strada facendo dei giovani e della loro spiccata creatività e intelligenza uno dei motori economici, culturali e produttivi del nostro Paese.

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