Dino Pesole al Simposio Remind “Scenari Economici e Politici per l’Italia – Oltre la crisi: cultura, economia e Istituzioni a confronto”

Nell’ambito del percorso Remind “OLTRE LE CRISI: SCENARI IMPRENDITORIALI, ECONOMICI, IMMOBILIARI, INFRASTRUTTURALI, TURISTICI E CULTURALI” è intervenuto Dino Pesole (Editorialista de “Il Sole 24 Ore”) che ha così dichiarato:

“Grazie soprattutto a Remind per avermi chiesto di introdurre questo importante primo focus per arrivare Oltre la Crisi.

Io sarò rapido anche perchè il dibattito che ne seguirà sarà molto stimolante.

Ci tenevo a dire due cose, che ovviamente sono tratte dalla strettissima attualità di queste ore, che fanno prefigurare che quello che già alcuni osservatori definiscono una sorta di “tempesta perfetta”. Se noi guardiamo la giornata di ieri, nella stessa giornata sono accadute le seguenti cose: il presidente del Consiglio alle 9:00 è andato alla camera e ha sostanzialmente salutato dicendo ai deputati che andava a dimettersi; il Presidente della Repubblica questa volta ha accettato le dimissione e ovviamente invitandolo alla gestione degli affari correnti come di rito; da lì a qualche ora ha convocato i Presidenti di Camera e Senato ed ha sciolto il Parlamento; e quindi ci ha convocati alle elezioni il 25 Settembre. Questo nella prima parte della giornata, mentre nella seconda è successo un altro evento che, dal mio punto di vista ha una portata storica, e cioè la Banca Centrale Europea che dopo 11 anni cambia radicalmente il proprio orientamento di politica monetaria. Finisce l’epoca dei tassi zero (e sotto zero) e si ritorna, attraverso un automento del tasso d’interesse del 0.50 e attraverso l’attivazione di uno scudo, alla normalità, una normalità fatta però da inflazione, che in Europa viaggia verso il 9% e il 10%. Una normalità che preannuncia un autunno molto impegnativo in cui noi e gli altri paesi europei dovremmo far fronte all’interruzione da parte della Russia del Gas. Quindi occorre grande unità, un Governo autorevole. Ora parliamo solo dell’Italia, ma poi potremmo riflettere sull’Europa. In tutto questo il nostro Paese apre una crisi di Governo. Certo, le crisi di governo sono sempre legittime, non bisogna mai avere paura delle elezioni. Forse si può ragionare sulla tempistica, ma in ogni caso abbiamo dei punti di forze e, secondo me, il primo fondamentale punto di forza istituzionale che noi abbiamo viene impersonificato nel Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale anche ieri, ancora una volta, ha dato dei segnali precisi e ha fatto una scelta: poteva scegliere altre strade, ma ha scelto quella della soluzione immediata. Nessun’altro esperimento in questa legislatura, ma elezioni – ammesso che le elezioni possano risolvere il problema.

Molto rapidamente, alcuni elementi che possono essere utili. Dopo due anni di pandemia, dopo aver subito una contrazione del pil nel 2020 quasi pari al 9% (ricordo che è stata la contrazione del pil più forte in tempo di pace dall’Unità d’Italia) il nostro Paese è riuscito a superare, almeno dal punto di vista degli indicatori macro-economici, questa fase così drammatica registrando lo scorso anno un incremento del pil del 6,6%. Il Paese ha dimostrato una forza non da poco. Con la guerra in Ucraina, il tema della crisi energetica ovviamente le presopsettive di crescita di quest’anno si sono drasticamnete ridotte. Ma attenzione: il primo trimeste, trimeste in cui era attesa una catastrofe, il nostro pil è cresciuto del 0,1%; il secondo non è andato malissimo. Questo vuol dire che la nostra economia, il nostro sistema produttivo, l’intero Paese ha mostrato di saper reagire con forza a questa situazione drammatica. Il Governo aveva previsto una crescita del 3% ma come rimbalzo rispetto allo scorso anno e ci si aspettava che questo rimbalzo si consolidasse. Adesso andiamo incontro a delle incognite che sono sostanzialmente relative all’immediato. Il governo aveva già pronto un decreto, il cosidetto decreto “Aiuti Bis”, col quale sarebbe sarebbe intervenuto in modo deciso per far fronte al combinato di un’inflazione che vola, dunque alla perdita di potere d’acquisto di pensioni e salari, e al tempo stesso cercare di rifinanziare tutti quei provvedimenti che hanno consentito di attutire l’impatto. Un provvedimento, che stando a quello che sapevano noi, era attorno ai 10 miliardi che seguno i 33 che sono stati già messi in campo. Lo puoò fare un governo con la gestione degli affari correnti? Secondo me si, probabilmente non così com’era stato immaginato, ma poi a voi la parola su questo.

Altra incognita, la prossima legge di bilancio impostata logicamente con un intervento corposo di riduzione del cuneo fiscale contributivo. Lo può fare un governo in carica per gli affari correnti? No, evidentemente no, perchè questa è una decisione di politiva economica primaria e non può essere affidata ad un governo dimissionario. E’ un problema questo, perchè è proprio attraverso la riduzione del cuneo fiscale contributivo noi avremmo contribuito a sostenere la crescita.

Altra incogna, la manovra stessa. Le camere sono state convocate il 13 Ottobre quindi bisognerà capire se avremo un Governo, in che tempie avremo un Governo e se questo avrà il tempo di presentare la legge di bilancio. Se questo non avverrà andremo all’esercizio provvisorio, previsto dall’articolo 81 della Costituzione. L’esercizio provvisorio non è di per sè una catastrofe. E’ una catastrofe dal punto di vista dell’immagine. E’ evidente a tutti noi che cosa significa nel giudizio delle agenzie di rating o dei mercati. Speriamo che questo non avvenga e ricordo che l’ultima volta in cui in nostro Paese fece ricorso all’esercizio provvisorio fu nell’88 durante il Governo Goria. Un’altra epoca.

Seconda incognita, il Pnrr. Siamo in attesa che ci venga riconosciuta la seconda trance – a fronte dei 55 obbiettivi realizzati nel primo semestre – pari a 21 miliardi. Rispetto a questo noi abbiamo degli obblighi da ottemperare e le prospettive non sono le migliori. Quindi altro rischio: saltare il treno degli aiuti.

Concludo con quello che secondo me è l’unico grande elemento di forza che continuiamo ad avere: l’Europa. Nonostante tutto, questo è il nostro campo d’azione. Credo che l’Europa possa darci una mano in questo”.

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