Gaetano Tedeschi (Ingegnere) al Think Tank Remind “House of Change” del 7 Novembre 2022

Intervento di Gaetano Tedeschi (Ingegnere) al think tank “House of Change – Remind / Nuove concezioni di Immobiliare allargato e di Cultura dell’Abitare per l’Italia” promosso dal Prof. Paolo Crisafi, Presidente nazionale Remind, dal Dott. Marco De Vincenzi e dall’Arch. Maurizio Iennaco.

“Buonasera a tutti. Ovviamente grazie a Paolo Crisafi di questo invito. Parto da un messaggio che ho scambiato proprio con lui qualche giorno fa dicendo che ho la sensazione che si sta – per quanto mi riguarda – coronando un sogno. E lo vedo questa sera, perchè per la prima volta mi sembra che ci sia questa simbiosi tra la politica, la progettazione e la realizzazione. Sono tre fasi importantissime. Prima abbiamo ascoltato verga che ha messo il dito sulla piaga relativeme ai tempi. Io per anni sono stato presidente delle imprese Generali e quindi mi sono occupato di metodi autorizzativi. Sappiate che per un’autorizzazione oggi richiede 28 passaggi, quindi quando siamo arrivati al 27esimo magari il primo è già scaduto quindi si ricomincia. Questo è un qualcosa che la politica deve rimuovere. Gli strumenti ci sono, io sono per soluzioni molto pratiche. Per esempio Roma ha una sociatà che si chiama Eur S.p.A. che è un quartiere, un quartiere già determinato e inserito in una società per azioni, quindi con già uno scopo, tra virgolette, oltre che sociale anche gestionale. Quindi ci sono degli strumenti per cui questo messaggio di laboratorio che è sia in Remind ma anche in una tematica come ci ha posto Verga, di prendere un quartiere, di superare qualunque tipo autorizzativo per velocizzare gli interverti e realizzarli. Realizzarli con i criteri che, ovviamente, gli architetti stabiliscono.

Certo, quello che viviamo, è un momento anche storico particolare. Si il Covid, ma soprattutto il mondo dell’energia che, come abbiamo visto, è addirittura usata come strumento di guerra, in quanto togliere la luce ad una città significa fare guerra. Quindi ci sono delle cose che vanno fissate fin da subito, dove l’autonomia energetica da fatti internazionali, almeno per quanto riguarda il quartiere, o se vogliamo il quartiere modello che stiamo ipotizzando, dev’essere completamente autonomo dal sistema. Questo perchè oltre al diritto alla casa che è sacrosanto ci dev’essere anche il diritto di poterla mantenere perché non c’è niente di peggio che poter dare un qualcosa che non si possa utilizzare. Un momento storico eccezione per più motivi. Dobbiamo, in qualche maniera, sensibilizzare la politica che ci dia questi strumenti. Le capacità le abbiamo, ne abbiamo tantissime in Italia, anche sotto il profilo energetico. Quello di rendere autonomo un quartiere dal sistema elettrico, addirittura dalla rete attraverso produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare per quanto riguarda i rifiuti. Pensate ad un’abitazione in cui la raccolta dei rifiuti avviene direttamente dalla cucina stessa, con un sistema pneumatico che porta poi ad un unico centro di raccolta e di smaltimento che può essere una piccola centrale messa, addirittura, nel condominio che rende il condominio autonomo dall’esigenza del calore, dall’esigenza elettrica. Quindi ci sono questi strumenti, credetemi, certo non sono applicabili al mondo industriale che ha bisogno di tanta energia, ma qui il discorso si sposta su altre cose. Per anni sono stato all’Euratom quindi è chiaro che la sensibilità nucleare è molto alta. Ma credetemi, anche lì è pronta la tecnologia. Il nucleare da fusione è qualcosa che in 10/15 anni può esser messo in funzione ed è un nucleare pulito. Ritornando al tema del quartiere autonomo, se riuscissimo ad avere un modello che possa essere San siro a Milano, il quartiere Eur a Roma su cui mettere le mani per realizzare in tre anni questo esempio che potrebbe essere poi il laboratorio per far arrivare tutte le conoscenze mondiali e poter dire “bene siamo leader anche in questo”. Io credo che nel messaggio che Fratelli d’Italia ci ha dato all’inizio, ovvero che dobbiamo risollevare il Paese, ci sia tanta volontà di farlo e tanta capacità di farlo”.

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